Estero

A Chiasso si prepara un autunno difficile

Cosa succede al Chiasso? Nella cittadina di confine, i musi dei tifosi sono lunghi. È di ieri l’arrivo di Samuel Delli Carri da Carpi: il giocatore è un classe 1997, di passaporto svizzero. Pur non dubitando delle sue qualità, magari in divenire, non è certo il giocatore che i tifosi attendevano per dare una sferzata all’ambiente. Passeggiando per la cittadina di confine, abbiamo incontrato un paio di amici, tifosi del Chiasso, piuttosto di lunga data; e fare due parole, davanti a una birra, è stato tutt’uno.

“Probabilmente ci sarà un disegno: noi non lo vediamo, ma magari è colpa nostra” esordisce il primo. “I movimenti della Società, a livello organizzativo, ci sembrano poco chiari: la scelta di Cavalieri, a inizio stagione, il progetto che aveva presentato, poteva avere un senso. Poi è successo quello che sappiamo: arrivi di giocatori semisconosciuti dalle serie inferiori della Penisola, le liti con Persichino, l’arrivo di Bignotti, e la tabula rasa praticamente di tutto lo staff: è rimasto Galante, ma giusto qualche giorno fa sono stati mandati via altre tre figure strategiche. Magari si vogliono risparmiare dei soldi per reinvestirli nei giocatori, chissà…”

L’altro tifoso è molto meno accomodante: “Il Chiasso, se volevamo, potevamo annientarlo noi ticinesi, senza farci dare una mano da fuori. Questa Società ha più di centodieci anni di storia, ha disputato moltissimi campionati nella serie maggiore, ha rischiato anche, un paio di volte, di diventare campione nazionale. Io non capisco dove si voglia arrivare, quale sia il progetto tecnico e societario. Non si può dare in mano il centrocampo di una squadra di Challenge League a tre ragazzini di diciannove anni! Scienza non è un cattivo allenatore, ma servono giocatori esperti: per il gruppo, per fare crescere i giovani, per vincere le partite.”

“La gente, mi chiedi? Stasera andremo a vedere la presentazione, i tifosi li vedrai anche tu. Sai qual’è la cosa che mi ha fatto più male? Vedere il pubblico applaudire la squadra dopo la partita con il Le Mont. Intendiamoci: bello, sotto certi aspetti. Ma lo vedo come un segno di rassegnazione. Qualche anno fa, dopo tre sconfitte consecutive in casa, i tifosi avrebbero preso a legnate giocatori, allenatore e dirigenti. Oggi, si applaude, perché si sa che più di così non si può chiedere. E si smette di andare allo stadio: quando va bene, ci sono 7/800 persone al Riva IV. Il Chiasso, nella sua città, nella nostra zona, è sempre stato un punto di riferimento, un elemento di aggregazione sano per i giovani. Di questo passo, rischiamo di perderlo.”

I segni della disaffezione ci sono: lo storico sito “Il mio Chiasso” (famoso anche per la classifica dei Bratwurst degli stadi elvetici, vale a dire la “pietanza per eccellenza” di chi si nutre – anche – di calcio in Svizzera), per dire, tace da maggio dello scorso anno. In classifica, i momò sono all’ottavo posto: 5 punti, 7 gol fatti, 9 subiti. Di fatto, i rossoblù, per ora, galleggiano: per salvarsi, se la dovranno vedere, probabilmente, con il Wholen (battuto nello scontro diretto) e il Le Mont. Ultimo, finora, il Servette neopromosso: ma, pur se farciti di giovani, vedendo quello che sta facendo in campo, si pensa che i Grenat si risolleveranno in tempi brevi.

Il futuro prossimo, lo leggiamo sul calendario: Zurigo, Xamax e Wil, con le ultime due partite in Ticino. Livio Bordoli, un passato di allenatore anche a Chiasso, intervistato dalla RSI, è stato chiaro“Il Chiasso deve fare attenzione, perché, almeno valutando quanto visto finora, nelle prossime tre partite difficilmente andrà a punti. La possibilità che possa ritrovarsi all’ultimo o al penultimo posto della classifica è, quindi concreta. A quel punto, bisognerà tirar fuori gli attributi o, meglio ancora, altri giocatori. Secondo me, bisogna intervenire sul mercato: in particolar modo, servono rinforzi a centrocampo e davanti. È vero, ci sono pochi giocatori in grado di fare la differenza in Challenge League; ma, a mio parere, con una rosa del genere, si retrocede.”

Mister Scienza, intervistato dal portale elvetico CHalcio.com, ha così riassunto il momento della squadra: “Sapevamo di dover combattere contro tutto e tutti. Lavoriamo, diamo il massimo per stare a galla, e finora ci stiamo riuscendo, anche se non è facile. La promessa, finora mantenuta, è che avremmo dato battaglia fino alla fine in ogni partita. A volte lo facciamo bene, altre meno, ma la mentalità è quella giusta. I ragazzi  sanno di essere fisicamente inferiori agli avversari, e di doverci mettere qualcosa in più. Rinforzi? Mi piacerebbe poter contare su qualche elemento di peso nelle zone importanti del campo. La società ne è consapevole, e sta cercando le occasioni giuste. Se non ci saranno, andremo avanti come abbiamo fatto finora. Guardiamo avanti con serenità: ci aspettano tre partite difficili, ma tutto può succedere. Dovremo essere bravi a superare più difficoltà possibili, e soprattutto sfatare il tabù delle partite interne.”

Appuntamento, insomma, a stasera, per la festa di presentazione ufficiale della squadra, con tanto di grigliata e maccheronata in stile ticinese: allo stadio di Chiasso, a presentare la manifestazione, ci sarà la brava collega Serena Bergomi di TeleTicino, tifosa momò DOC.