Al commento, tutto sommato positivo, di Andrea Manzo, sulla partita di ieri, ha fatto eco, invece, un presidente un po’ scuro in volto. A fine partita, Renzetti ha infatti dichiarato: ” Sono un po’ deluso dall’atteggiamento troppo rinunciatario della squadra. Non giocavamo contro il Real Madrid… I giocatori ci sono, adesso dalla squadra mi aspetto di più”.
Anche Padalino, generoso come sempre, nonostante qualche passaggio a vuoto (per esempio in occasione del gol degli ospiti) ha fatto autocritica. A Omar Gargantini della RSI ha infatti dichiarato: “Il pareggio è giusto visto l’andamento dell’incontro, anche se prima della partita volevamo solo i tre punti. Dobbiamo crescere e migliorare: tutti, me compreso, abbiamo commesso qualche errore. Dobbiamo stare con i piedi per terra: abbiamo fatto delle belle partite, ma oggi si è visto il gioco del Lugano solo a sprazzi. Il mister continua a dirci di temere la testa in campo sempre, mentre a volte ci assentiamo 10-15 minuti: era già successo con Basilea e Lucerna. È più una questione di testa, qualcosa su cui dobbiamo lavorare, perché questi punti sono importanti”, ha concluso l’ex sampdoriano.
Cosa non ha funzionato ieri? Il Lugano ha fatto un’ottima prima mezz’ora; poi, col calo fisico, è uscita la migliore organizzazione tattica dei romandi (Celestini, come Contini del Vaduz, è davvero un ottimo tecnico), che hanno fatto valere la superiorità a centrocampo, mandando in crisi i bianconeri. Per fortuna, Alioski (ieri ancora una grande prestazione del macedone, anche in copertura) ha risolto con una giocata delle sue, facendo tesoro di una delle poche ingenuità biancoblù. Sul finire dell’incontro, però, sono stati gli ospiti a cercare la vittoria con maggiore insistenza, e c’è voluto un intervento sulla linea di Mariani, nei minuti finali, per salvare il risultato.
Davanti, Ponce, quando è entrato in sostituzione di Rosseti, ha messo un po’ sotto pressione i centrali del Losanna; Ceesay, pur coi limiti tecnici che rende alla giovane età, sulla fascia sinistra ha provato a mettere in difficoltà Kololli e Monteiro. Mizrachi, ieri, ha offerto una brutta prestazione: l’occasione fallita nella prima parte di gara lo ha, probabilmente, condizionato. Resta da chiarire se venga o meno utilizzato tatticamente nel modo migliore.
Del centrocampo abbiamo già detto: Celestini ha schierato i suoi con un 3-5-2 con due esterni fluidificanti molto mobili (Kololli e Gétaz), che arretravano nella fase difensiva, creando una cintura di cinque uomini (e andando in superiorità numerica rispetto alle tre punte ticinesi). Sempre i due esterni, al contrario, avanzavano in quella offensiva, andando, in questo caso, a sovrastare il centrocampo bianconero. Sabbatini, che dovrebbe essere il creatore di gioco, si trovava, come posizione, troppo lontano dalla porta; e, in questo modo, di palloni davanti ne arrivano pochi, nonostante i buoni movimenti di Rosseti. Alioski è sempre il migliore in campo, e dà il meglio di se negli spazi larghi. Anche lui, ovviamente, soffre contro le squadre organizzate che, invece, giocano compatte (Vaduz, Lucerna per esempio).
Manzo, finora, ha lavorato bene; e i risultati, tutto sommato, gli stanno dando ragione. Non era facile prendere in mano un gruppo come quello del Lugano (ragazzi giovani, messi sotto pressione mediaticamente nella loro prima stagione nella massima serie) dopo il passaggio di un totem come Zeman, per il quale la parte tattica viene prima di tutto. Si doveva partire con il 4-3-3 per molte ragioni. Oggi, anche a fronte dei nuovi arrivi, è forse arrivato il momento di dare alla squadra una fisionomia più personale. Manzo ha sempre detto di avere diverse idee: dal 4-4-2 classico alla difesa a tre, l’allenatore veneziano ha in testa più opzioni con le quali far giocare la squadra.
Ora c’è la sosta per le nazionali (che si porteranno via sei titolari); poi, a metà settembre, il campionato si fermerà, per lasciare il posto alla coppa, con un impegno ampiamente alla portata dei ticinesi. Potrebbe essere il momento buono per passare alla seconda fase: dalla transizione al consolidamento del Lugano di Manzo. La struttura della squadra è questa (almeno fino a gennaio), e si può quindi provare delle nuove soluzioni: bisognerà fare delle scelte tra titolari e seconde linee, e, perché no, trovare anche dei moduli che consentano ai bianconeri, quando possibile, di imporre il loro gioco agli avversari.