Il Gran Premio del Belgio nella storia: una rimonta entusiasmante
Con i suoi 7.004 chilometri, Spa-Francorchamps, che domenica ospiterà la tredicesima gara del Mondiale, detiene il primato di circuito più lungo fra quelli attualmente presenti in calendario. La pista belga vanta anche una memoria storica che affonda le sue radici negli anni ‘20, quasi ai primordi degli sport motoristici. L’autodromo, la cui conformazione originaria risultava essere molto differente da quella attuale misurando oltre 14 chilometri, venne infatti inaugurato nel 1925 e da allora ha visto succedersi sul traguardo i nomi di tanti che hanno contribuito a rendere celebre e leggendaria la Formula 1.
Ai nomi di Antonio Ascari, trionfatore della prima competizione sulle curve dell’autodromo, si sono aggiunti negli anni quelli di Juan Manuel Fangio, Alberto Ascari, Jim Clark, Niki Lauda, Ayrton Senna e Michael Schumacher. Proprio il tedesco, con i suoi 6 allori, risulta essere il pilota più vincente sulla pista delle Ardenne, seguito da Senna con 5 successi e da Jim Clark e Kimi Räikkönen, entrambi 4 volte primi sul traguardo. Un risultato che illustra perfettamente la familiarità dell’ex campione di Benetton e Ferrari con un circuito considerato familiare, grazie alla sua vicinanza con Kerpen e il kartodromo del padre, il luogo dove nacque e dove potè sviluppare e coltivare la sua passione per i motori e la velocità.
Appare quasi naturale che a Spa Francorchamps Schumacher abbia colto, nel 1995, una delle sue vittorie più splendenti di una carriera ricca di premi e riconoscimenti. Il pilota tedesco, all’epoca alla Benetton con cui si era laureato campione l’anno prima, giunse all’11esimo appuntamento del Mondiale in vetta alla classifica e deciso a mantenere a distanza il principale concorrente, Damon Hill, su Williams. Nella sua memoria era ben presente il Gran Premio dell’anno precedente, terminato da vincitore sul traguardo, ma chiuso con una squalifica per il fondo piatto della sua vettura. Una penalizzazione che aveva riscritto l’ordine di arrivo, incoronando Damon Hill e creando le fondamenta di un’accesa rivalità.
Le qualifiche del sabato apparvero quasi prodromiche all’imprevedibilità che avrebbe caratterizzato la gara il giorno dopo. Le Ferrari colsero infatti un’inaspettata prima fila, grazie alla lungimiranza degli uomini al muretto box, i quali mandarono in pista Berger e Alesi prima che si scatenasse un urugano, mentre Schumacher, costretto a utilizzare il muletto a causa di un incidente durante le libere e alle prese con una serie di noie tecniche, si ritrovò al sedicesimo posto. Le condizioni atmosferiche penalizzarono anche Damon Hill, che dovette accontentarsi di un ottavo piazzamento in griglia.
Una partenza non eccelsa da parte di Berger permise ad Alesi ed Herbert di prendere il comando, ma la gara del francese durò soltanto 4 giri. La rottura di una sospensione lo costrinse infatti a un amaro ritiro, mentre in testa la lotta si rivelò sempre più serrata. Un testacoda di Herbert permise a Coulthard e Hill, risalito in terza posizione, di prendere il comando, mentre, nelle retrovie, Schumacher si produceva in una rimonta entusiasmante. Il tedesco, giunto ormai al secondo posto, non potè che sorridere quando vide scendere le prime gocce dal cielo. La pioggia avrebbe infatti creato quelle condizioni in cui il suo talento avrebbe potuto esplicarsi al meglio, come ben spiegava il soprannome di “Mago della pioggia” ereditato da Ayrton Senna.
La Williams decise di equipaggiare Hill con pneumatici rain, mentre il tedesco, in assetto da asciutto, scelse di non cambiare, riuscendo, nonostante l’inferiorità tecnica, a resistere ai tentativi di sorpasso del rivale. Quando infine il pilota inglese prese la testa, le condizioni atmosferiche variarono nuovamente e fu Schumacher a sfruttare il vantaggio di gomme adatte a un asfalto ormai quasi asciutto. Il podio finale, nonostante una penalità scontata da Hill per aver infranto i limiti di velocità nella corsia box, vide così l’inglese in seconda posizione, con il campione della Benetton a festeggiare una vittoria che lo avvicinava inesorabilmente al suo secondo titolo mondiale.