Olimpiadi Rio 2016 – Disturbo e maleducazione, la torcida brasiliana sotto accusa
Dopo la maleducazione sui campi di gioco e i vari problemi tecnici occorsi prima e durante i Giochi Olimpici di Rio (stigmatizzati anche con ironia come nel caso delle piscine “verdi”), gli organizzatori crediamo non sentissero il bisogno di un’altra polemica. Che invece puntualmente è arrivata e che ha come bersaglio un caposaldo brasiliano ovvero la torcida, il calore del pubblico di casa.
Si sa, il tifo sugli spalti verdeoro durante le gare di calcio è notoriamente un tifo caldo e appassionato e gli astanti sugli spalti non si sono risparmiati neanche nelle gare olimpiche: se ne sono accorti anche Michael Phelps (“Non ho mai sentito niente di simile, c’era così tanto entusiasmo che riuscivo a sentire la folla persino sott’acqua“) e Novak Đoković, uscito al primo turno per mano dell’argentino Del Potro (“Adesso capisco quello che prova la Seleçao quando va in campo“) e che durante il suo incontro ha dovuto anche assistere ad una rissa scoppiata sugli spalti che ha costretto l’arbitro a interrompere il match.
Certo, ad un atleta fa sempre piacere la passione e il calore del pubblico che ti portano a raggiungere risultati insperati (ne sa qualcosa il kuwaitiano Alrashidi Abdullah che è stato incitato dal pubblico di casa nella finale per il bronzo nello skeet maschile fino alla conquista della medaglia) ma la cosa comincia a fare però decisamente meno piacere quando il tifo diventa eccessivo. O addirittura scorretto.
I primi episodi si sono verificati nella finale della carabina 50 metri che vedeva impegnato il nostro atleta Niccolò Campriani: allo shooting centre, nel momento di concentrazione assoluta, il pubblico ha cominciato a battere le mani a tempo pensando di fare cosa gradita ai concorrenti ottenendo però l’effetto opposto. Subito dopo si sono lamentati del mancato silenzio sia gli arcieri del Sambodromo che gli schermidori che dovevano gareggiare mentre i tifosi sugli spalti cercavano di sospingere i loro atleti con un tifo infernale. E qui gli arbitri si sono sgolati a dire “Silêncio, por favor” per cercare di placare gli animi, l’effetto ottenuto è stato minimo.
Fino a qui, però, il tifo, per quanto eccessivo, era comunque rimasto nei canoni della correttezza. Ma l’idillio è durato poco e sono arrivati i primi irriguardosi fischi: prima a bordo vasca per Yulia Efimova, atleta russa coinvolta nello scandolo doping e poi riammessa dal TAS, dopo per Hope Solo, il portiere della nazionale americana di calcio femminile autrice di alcuni post al veleno riguardo il pericolo rappresentato dal Virus Zika e che si è trovata ad essere accompagnata ad ogni suo rinvio da un coro “oooooo Zika!” e infine per Justin Gatlin, rivale di Usain Bolt per la vittoria nei 100 metri: l’amore nei confronti del giamaicano ha spinto il pubblico di casa a fischiare l’atleta americano in maniera inopportuna.
Le parole più dure sono però arrivate dal francese Renaud Lavillenie dopo la gara del salto in alto maschile: all’inizio il pubblico ha applaudito il campione francese ma quando ha capito che l’atleta transalpino si contendeva la medaglia d’oro con l’atleta di casa Thiago Braz da Silva allora sono cominciate le raffiche di fischi a ogni tentativo di Lavillenie, che ha perso fallendo due salti a 6,03 e uno a 6,08. E Lavillenie non le ha mandate a dire: “Questo tifo è per il calcio, non per l’atletica. Nel 1936 il pubblico era contro Jesse Owens. Non vedevamo una cosa del genere da quei tempi. Non è una bella immagine per le Olimpiadi, non ho fatto nulla contro i brasiliani. Ho esagerato facendo il paragone con Owens a Berlino? Forse sì, ma in pista ho parlato con molte persone e tutti mi hanno detto di non aver mai visto una cosa come questa, un pubblico così poco sportivo. Certe cose lasciamole al calcio, noi non ci siamo abituati: capisco fare il tifo per il campione di casa, ma non posso accettare che vengano fischiati gli altri atleti, ognuno dei quali sta cercando di dare il meglio di se stesso. Le Olimpiadi sono valori, rispetto e fair play, ma qui il pubblico ha dimostrato l’esatto contrario: è una vergogna.”
Tali episodi avevano prima portato ad una reazione del CIO (“Il clima olimpico non deve essere simile a quello che ogni tanto si vede sui campi di calcio. La torcida è passione ma mal si concilia con le discipline olimpiche. Chiediamo ai tifosi di abbassare il tono“) e poi a quella del direttore di Rio 2016 Mario Andrada (“A tutti piace la passione del tifo brasiliano ma tutto deve avvenire nel rispetto dell’avversario. I Giochi non sono come le partite di calcio, serve più eleganza“) ma non c’è stato niente da fare e anzi il giornale brasiliano O Globo con un editoriale ha chiosato sulla cosa giustificando la torcida: “I brasiliani sono così, sempre contenti e pronti a scherzare: per loro è normale.” Con buona pace dello spirito olimpico.