La continua mediocrità europea (e nazionale) dello Spartak

Ci sarà un motivo se un grande numero di giornalisti e addetti ai lavori durante le prime fasi della gara di ritorno di Europa League dello Spartak contro i ciprioti dell’AEK Larnaca ha correttamente e facilmente pronosticato il finale di tale partita. L’ennesimo flop europeo della squadra moscovita, che coincide con la definitiva perdita del primato della capitale nel movimento calcistico russo (con il solo CSKA che tiene alta la bandiera di una città che, tra l’altro, mai come quest’anno ha così pochi rappresentati nella massima serie, soltanto tre), non è altro che un ulteriore tassello di una sequenza di prestazioni disastrose, figlie sempre degli stessi errori.

Lo Spartak avrebbe dovuto chiudere i conti già all’andata, invece ha lasciato il risultato in bilico fino all’ultimo e ne ha pagato le conseguenze. La (breve) stagione europea esemplifica ancora meglio la delocalizzazione del calcio russo: il Krasnodar ha ruotato più di 20 giocatori per sconfiggere agevolmente il Birkirkara, il Rostov (ah, vuoi vedere che Berdyev ha avuto i suoi motivi nel rifiutare lo Spartak?) ha giocato una partita encomiabile a Bruxelles nonostante un’estate tribolata e una rosa che, sul piano numerico, fatica ad arrivare al minimo sindacale. Come detto la bandiera moscovita negli ultimi anni è stata difesa dal CSKA, ma le prime uscite di luglio hanno emesso segnali importanti di un non sorprendente declino della squadra di Slutskij. E intanto a San Pietroburgo si godono uno Zenit quanto mai solido, nonostante la cessione di Hulk, mentre a Kazan hanno investito tanto. Mosca, insomma, non è più la capitale del calcio russo.

Tornando allo Spartak, l’eliminazione potrebbe scatenare un putiferio in una rosa comunque ineccepebile dal punto di vista tecnico. Nemmeno l’arrivo di Carrera, chiamato appositamente per allenare la difesa, ha cancellato le inaccettabili disattenzioni della retroguardia, che alla fine sono costate la sconfitta in una partita abbastanza noiosa, da 0-0. Risultato che avrebbe sorriso (e nascosto i problemi) allo Spartak. In partite come queste, è risaputo, per sbloccarle, occorre una grande giocata o un grande errore; gli attesi Promes e Ze Luis hanno steccato, e il gol è arrivato grazie alla seconda opzione. Un film già visto, per nulla sorprendente.

Anche la Lokomotiv, per citarne una, negli anni ha collezionato grandi figuracce, come eliminazioni con Losanna e Apollon, ma lo Spartak è in un vortice negativo che dura ormai quasi da 15 anni, quando i biancorossi vinsero l’ultimo trofeo. Per la squadra più titolata di Russia un vuoto inaccettabile. Nelle ultime stagioni si sono susseguiti numerosi tecnici, calciatori, che hanno vinto soltanto dopo aver lasciato Mosca, segno che il problema è in casa Spartak: la parentesi infelice di Emery è forse l’emblema del marasma negativo che coinvolge il direttivo del club. Che si riunirà domani per capire quali scelte prendere per il futuro. Come ogni estate in casa Spartak c’era tanta fiducia e tante aspettative, dopo tre partite ufficiali la stagione è già quasi da buttare. Soltanto un improbabile titolo nazionale potrebbe riavvicinare i tifosi, che stasera se ne sono andati togliendosi di dosso le proprie sciarpe biancorosse.

E’ dura commentare l’ennesimo disastro della squadra più tifata di Russia, perchè frutto di errori e di dinamiche sempre uguali. Sono cambiati gli interpreti, ma il risultato è sempre lo stesso: forse l’uomo da cambiare è qualcun altro, vero Fedun?