Da una decina d’anni circa c’è una società in Italia che continua a crescere. È la squadra di un piccolo comune emiliano che, ieri sera, ha giocato la sua prima partita in una manifestazione europea.
Non siamo negli anni ’90 e non stiamo parlando del Parma. Bensì del Sassuolo, una realtà che “si è fatta da sola” con passione, sacrifici, fortuna e, diciamolo, qualche soldino. Giorgio Squinzi, noto imprenditore e proprietario della baracca, porta avanti un progetto vincente da qualche tempo e, soprattutto recentemente, ha iniziato a raccogliere i frutti di quello che ha seminato. In una manciata di stagioni il Sasòl ha scalato gran parte delle categorie arrivando in Serie A nel 2013. In tre anni l’Europa.
Un risultato inaspettato, forse, ma con radici profonde.
Innanzi tutto bisogna sottolineare la solidità societaria. Lo stadio di proprietà, il Mapei Stadium, è la perfetta esemplificazione di quanto un progetto serio e pragmatico possa essere determinante ai fini della crescita di una squadra. Qualunque essa sia, a qualunque campionato appartenga. La qualità dei collaboratori di Squinzi si è potuta ammirare negli anni e la dedizione nello scegliere le persone giuste per riempire le poltrone ai vertici è l’ingrediente fondamentale della ricetta.
Pochi sanno che Giovanni Carnevali, Direttore generale e Amministratore delegato dei neroverdi, collaborò a inizio carriera con Beppe Marotta prima di creare la Master Group Sport. E qualche consiglio se lo è messo in tasca: il progetto all’italiana del Sassuolo inizia a pagare. Avere quasi l’intera rosa di ragazzi nati nello Stivale è straordinario, in particolar modo di questi tempi. Sentiamo dire ogni giorno che siamo sommersi di calciatori stranieri e che la Nazionale non ha più un giusto ricambio generazionale. Beh, ricordiamoci di non incolpare il Sassuolo quando inveiamo al bar.
Inoltre, la linea viene riproposta anche nella scelta degli allenatori. Dalla C alla B li portò un giovanissimo Max Allegri alla sua prima vera esperienza da tecnico. Vinse il campionato, la Supercoppa di Serie C1 e pure la Panchina d’oro di Prima Divisione. In un solo anno. Il resto è storia recente. Di Francesco ha creato un gruppo solido, mantenendo la stessa idea tattica nel tempo arrivando fino al risultato storico del preliminare di Europa League. Nonostante la crescita esponenziale di tanti giocatori, il mercato è sempre rimasto all’altezza delle partenze con l’acquisto di giovani di prospettiva uniti a un blocco di esperti dell’ambiente emiliano. Dall’arrivo nella massima Serie poi, sono cambiate anche alcune piccolezze. Se prima arrivavano tanti ragazzi in prestito, ora capita il contrario. Vengono comprati e valorizzati dandogli la possibilità di esplodere e mettersi in mostra. In seguito, al massimo, venduti.
Grazie alla professionalità dello staff tecnico l’intera società ha potuto crescere come tale e affermarsi come solida realtà, dalla testa ai piedi. Ieri sera, a Lucerna, si è toccato il punto più alto della storia di questa squadra. Un traguardo che a guardarsi indietro sembrava irrealizzabile ma che è arrivato grazie alla progettualità e al meticoloso lavoro di ingranaggio che gira perfettamente in una macchina che va a rilento. Tutti ci auguriamo che il ritorno possa essere ancor più favorevole di quanto non sia stato il primo round, e che l’esempio Sassuolo sproni tanti club e signori a impegnarsi nel migliorare.
Forza Sasòl!