La Germania, dove domenica si disputerà la dodicesima gara del mondiale, vanta una lunga tradizione motoristica. Gli esordi datano fin da inizio ‘900, con una competizione per vetture da turismo, mentre fu nel 1929 che le Gran Prix, antesignane delle monoposto di Formula 1, calcarono per la prima volta l’asfalto del Nürburgring. Un luogo e un nome destinati, negli anni, a divenire parte fondamentale di quel grande mosaico di corse appassionanti e piloti indimenticabili di cui è composta la storia di questo sport.
Teatro dell’attuale Gran Premio di Germania è però l’Hockenheimring, inaugurato nel 1932 e inserito in calendario nel 1970, per poi divenire un appuntamento abituale dal 1977. Nel 1976 il terribile incidente di cui fu vittima Niki Lauda – ottimamente rappresentato nel film “Rush” – e la conseguente protesta dei piloti per la mancanza di sicurezza del tracciato imposero ai vertici l’abbandono del Nürburgring in favore proprio del circuito di Hockenheim. Se al Nürburgring è quindi legato il ricordo del grave infortunio dell’austriaco, all’epoca in Ferrari, anche Hockenheim richiama alla mente degli appassionati un altro spaventoso incidente con protagonista un pilota della scuderia di Maranello.
Nell’agosto del 1982, nel corso delle prove libere del sabato, Didier Pironi, primo in classifica e autore del miglior tempo in qualifica, tamponò violentemente la Renault di Alain Prost, rallentata da un guasto e semi-nascosta dalla pioggia battente. I tifosi, ancora scossi per la morte di Gilles Villenueve avvenuta solo tre mesi prima, osservarono con sgomento il ripetersi della stessa dinamica che aveva portato alla scomparsa del “Canadese volante”. I commissari accorsi sul posto trovarono però Pironi vivo, sebbene vittima di pesantissime fratture alle gambe che suggerirono ai medici, in un primo momento, l’amputazione di un arto. Il francese riuscì infine a ristabilirsi, ma la sua carriera in Formula 1 terminò quel giorno, sull’asfalto dell’Hockenheimring.
Alla partenza il suo posto in griglia davanti a tutti, rimase vuoto. Alain Prost, forse ancora sconvolto per lo schianto del giorno prima, si vide superare prima dal compagno René Arnoux e poi da Nelson Piquet su Brabham. La sua gara si concluse prima del quindicesimo giro a causa di un problema tecnico. Il campione brasiliano aveva intanto superato Arnoux e agguantato la prima posizione, mostrando una superiorità che, in quei momenti, appariva difficile da scalfire. In quel fine settimana però le sorprese decisero di presentarsi nuovamente come inaspettate ospiti.
Giunto attorno al diciannovesimo giro, davanti a Piquet si parò Eliseo Salazar su ATS- Ford Cosworth, il quale, convinto di favorire il doppiaggio, freno in ritardo e causò invece una collisione fra le due monoposto. L’uscita di pista fu molto scenografica, ma ancor più spettacolare fu la reazione del brasiliano che, una volta emerso dalla macchina, aggredì il cileno con una serie di calci e pugni quasi da wrestler professionista. La gara si concluse con la vittoria della Ferrari di Patrick Tambay, il sostituto di Gilles Villeneuve, partito quinto e autore di un’entusiasmante rimonta che lo portò, per la prima volta, a salire il gradino più alto del podio.