La chiarezza, nel caotico mondo chiamato Inter, negli ultimi anni non è mai stata un punto forte. Fatta questa brevissima premessa, che Mauro Icardi conosce bene essendo nell’ambiente nerazzurro da qualche anno, non c’era assolutamente bisogno di gettare benzina sul fuoco in questo momento di transizione, con una nuova proprietà che deve fare i conti con accordi stipulati precedentemente con l’UEFA e un assetto societario da rifondare profondamente, visto che è palese non abbia funzionato qualcosa.
A dare maggiormente fastidio ai tifosi interisti non è il fatto che il Napoli sia interessato a Icardi e, senza aver ricevuto l’assenso dell’Inter, abbia già avuto diversi colloqui con il suo entourage. E’ una pratica abbastanza comune nel calciomercato 2.0, l’Inter stessa ha già parlato con il procuratore di Candreva senza, appunto, aver stretto ufficialmente la mano a Lotito. Non dà fastidio nemmeno che Icardi pretenda uno stipendio adeguato alle sue abilità – anche se, da un certo punto di vista, l’attuale contratto è stato stipulato da poco e lo stesso numero 9 non è reduce da una stagione eccezionale – ma sono i modi a dover far riflettere. Chi inneggia alla gratitudine che Icardi dovrebbe riconoscere all’Inter (che ne ha intravisto le qualità quando giocava nella Sampdoria, battendo proprio la concorrenza del Napoli) vive in un mondo parallelo a quello reale, perché quel calcio fatto di sentimentalismi non esiste più, e adesso appena possibile ogni calciatore è pronto a battere cassa tramite procuratori sanguisughe.
Il vero problema di questa storia, alla fine, sono i modi con cui Icardi ha deciso di esprimere il proprio malumore circa il suo stipendio. Altro non può essere perché le lusinghe del Napoli, pronto a trasformarlo nell’erede di Higuaín, farebbero inorgoglire chiunque e ci mancherebbe altro; ma permettere che la propria moglie twitti vita, morte e miracoli circa gli incontri con altre squadre, i relativi interessamenti provenienti da mezzo mondo, i presunti accordi con De Laurentiis circa il prossimo cinepanettone e persino l’eventuale stipendio che il marito avrebbe se lasciasse i colori nerazzurri no, quello non è accettabile. Quella fascia al braccio, Mauro, non è uno scherzo: così come non lo sono le tue qualità, riconosciute a livello globale – seppur non ancora al livello di Suarez o Lewandowski. Il cinema, però, lascialo fare ai professionisti del settore come De Laurentiis, altrimenti rischi soltanto di perdere credibilità davanti ai tuoi tifosi, a meno che il tuo interesse principale non sia trovare un buon lavoro a tua moglie, perché in quel caso Napoli sarebbe la piazza perfetta per le tue esigenze. Ma allora perché non dirlo in maniera chiara e inequivocabile?
Non c’è chiarezza se tua moglie batte cassa a destra e a manca per aumentare il tuo appeal mediatico se, nel frattempo, tu rilasci dichiarazioni come “io sono interista e voglio vincere qui” oppure “Ho un contratto sino al 2019 e voglio rispettarlo“. Suning è una potenza di livello mondiale ma l’Inter, sino alla prossima stagione, oltre a una rosa di soli 21 giocatori, ha l’obbligo di avere stipendi al di sotto di un tetto prefissato: per questo motivo è restia a rinnovare adesso il tuo contratto e preferirebbe farlo a stagione iniziata, corrispondendo magari un bonus alla firma come “assegno riparatore” per il ritardo, come avvenuto 18 mesi fa. Da capitano il tuo interesse, in un momento di difficoltà come questo, dovrebbe essere quello di fungere da collante tra società e giocatori, magari convincendo Mancini che, in fondo, la rosa non è poi così malvagia come vuole far credere, specie con Napoli e Roma indebolite dalla campagna estiva.
Non è più quel calcio in cui i contratti si rinnovavano con una stretta di mano tra presidente e giocatore, e nessuno pretende che si torni a quei tempi nell’era del professionismo esasperato. Ma sei sicuro che, da capitano, per la tua immagine sia conveniente avere un procuratore che spiattella sui social network ogni suo movimento, facilitando trattative non autorizzate dalla società di cui sei capitano?