Home » Il concetto di bandiera

Settimana scorsa mi sono ritrovato a parlare dell’eventuale passaggio di Gonzalo Higuaín alla Juventus sotto il punto di vista tecnico, analizzando l’impatto sul campionato e sulla forza delle singole squadre.
Oggi, alla luce degli sviluppi della trattativa — che sembra ormai in procinto di concludersi con l’approdo del bomber argentino in maglia bianconera — vorrei analizzare questo trasferimento dal punto di vista sociale ed emotivo.

Il popolo napoletano, sia a Napoli e sia a Dimaro in Trentino dove la squadra di Sarri sta svolgendo il ritiro precampionato, è in rivolta. Sono davvero pochi quelli che la stanno prendendo con lucidità e filosofia, il concetto più diffuso è quello di tradimento. «Gonzalo non doveva, il Pipita era parte della famiglia, napoletano d’adozione, cantava sotto la curva, era uno di noi». Eh, e magari salutava sempre ed era sempre sorridente.
Napoli la sta prendendo come se a Roma Totti fosse passato al Milan (non dico alla Lazio, perché non credo che sia immaginabile una cosa del genere). Ma siamo sicuri che sia giusto così? Gonzalo Higuaín è davvero una bandiera del Napoli?

Secondo me, no. Il concetto di bandiera è cambiato o, meglio, non appartiene a questo calcio. Il calcio è cambiato, inutile girarci attorno. Girano più soldi, ci sono le TV, gli sponsor, i procuratori (che una volta esistevano, ma che non avevano un ruolo così determinante), il calciomercato è un’occasione per fare soldi, non solo per rinforzare la squadra, i trasferimenti rispetto a vent’anni fa si sono moltiplicati. E quindi, di fronte a tali cambiamenti come si può pensare che il concetto di bandiera sia rimasto lo stesso? Quanti giocatori esistono che fanno le giovanili in una squadra e poi restano con quei colori addosso per sempre? Pochi. Perché allora dovremmo pensare che uno straniero arrivato già in età adulta possa restare “sposato” a determinati colori sociali fino a fine carriera?

Gonzalo Higuaín è arrivato a Napoli solo tre anni fa e, ricordiamolo, non più di 14 mesi fa, dopo il suo rigore sbagliato contro la Lazio che ha condannato il Napoli all’Europa League, è stato pubblicamente preso di mira da tutto il tifo partenopeo, che rimpiangeva Cavani, Calaiò e Stefan Schwoch e l’ha insultato in tutti i modi possibili tramite i canali social.
Ora, perché el Pipita avrebbe dovuto sentirsi una bandiera napoletana? Per aver segnato 36 gol in un campionato solo? Ma per favore.
La verità è che i calciatori sono professionisti e i professionisti vanno dove hanno la possibilità di guadagnare di più, vincere di più, migliorare di più.

È normale — umano, più che altro — che il tifoso napoletano ci resti male vedendo il suo idolo con la maglia della Juventus, sia ben chiaro. Ma deve rendersi conto che nemmeno Maradona è rimasto fedele per tutta la vita.
E poi, se io ho sopportato Shevchenko che baciava la maglia del Chelsea, beh, allora Higuaín con la maglia della Juve non è niente.
Fidatevi, passa. Passa sempre.