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Formula 1 – La farsa del regolamento e la scusa della sicurezza

Ormai raccontare un Gran Premio di Formula 1 equivale a commentare una seduta alla Camera, quasi straziante, a tratti sconfortante. Anche in Ungheria la direzione gara ha dato libero sfogo al proprio ingegno nel farneticare soluzioni credibili per tirare fuori dal pasticcio Rosberg, quando soluzioni credibili era pirandelliano trovarle.

L’ennesimo colpo di teatro artificioso che va oltre una delle pochissime pagine chiare di un regolamento più che interpretabile attribuisce alle decisioni della direzione di gara l’appellativo di farse belle e buone. Non è concepibile passare sopra ad un pilota che prende la pole position mentre passa in un tratto con doppia bandiera gialla, è un po’ come non punire per bancarotta fraudolenta un imprenditore, e per di più dargli anche una bella pacca sulla spalla: bravo. la prossima volta lo faccia ancora.

Se poi si riavvolge il nastro fino al Gran Premio di Baku si va a scovare un Kimi Raikkonen penalizzato perché sfiora in gara la linea bianca dell’ingresso ai box (non dell’uscita sia ben chiaro), per di più nonostante fosse in scia a uno che poi ai box ci stava entrando per davvero. Siamo insomma al paradosso di uno sport che ormai è 98% politica e 2% qualcosa che vagamente assomiglia alla competizione in pista, vagamente perché ormai è tutto appaltato al buonismo di un discorso sicurezza.

In Inghilterra la partenza dietro alla Safety Car, in Ungheria una sessione di qualifica ritardata a tal punto da fare solo un paio di giri sulle Heavy Rain. Insomma con la pioggia non si corre più, e il motivo è molto semplice: la tragica morte di Jules Bianchi. Giusto tutelare la salute dei piloti, assurdo trasformare uno sport che fa dello spettacolo intrinseco nella sua pericolosità il biglietto da visita per essere venduto. Bianchi è morto perché una maledetta gru non doveva essere lì nel momento in cui è uscito di pista, non per la pioggia, né per le Heavy Rain. Forse sarebbe ora che anche la direzione di gara cominciasse a capirlo.