Il Thun, guidato dalla scorsa stagione da Jeff Saibene, viene da una stagione tutto sommato positiva: 6/o posto, e salvezza tranquilla. Certo: i biancorossi, nella stagione precedente, sotto la guida di Urs Fischer, avevano raggiunto un quarto posto che è valso la qualificazione ai preliminari di Europa League (i bernesi sono stati fermati dallo Sparta Praga all’ultimo turno, che valeva l’accesso alla fase a gironi), ma il budget non permetteva di volare troppo alto.
Il cannoniere della scorsa stagione, infatti (quel Munsy che, con 11 gol e 3 assist, si è guadagnato il trasferimento a Zurigo, alla corte di Pier Tami), è stato sacrificato sull’altare del “Dio Franco”, per garantire la sopravvivenza del club. Anche qua, infatti, nonostante l’Oberland bernese sia uno dei luoghi più ricchi d’Europa, i soldi per il calcio scarseggiano. La dirigenza del Thun realizza miracoli, anno dopo anno, ed è il modello che segue il presidente Renzetti del Lugano.
La strategia, a parole, è semplice: scovare talenti nelle serie inferiori (prima che li trovino i rivali, che non stanno con le mani in mano), valorizzarli e monetizzare. Servono, ovviamente, fiuto, una rete di osservatori diffusa sul territorio, fortuna e abilità. In Oberland bernese sono bravini: prima di Munsy (che veniva dal Kriens) il gioco è riuscito con il nazionale elvetico Renato Steffen (da Soletta allo YB), con l’altro giocatore nazionale rossocrociato Luca Zuffi (dal Winterthur al Basilea, sempre via Thun), nonché Roman Buess (dal Wohlen al San Gallo, quest’anno, dietro un buon conguaglio).
A Thun vanno, tra l’altro, orgogliosi di un primato: quello del fair-play rispetto a tutta la Swiss Football League. La società ha vinto di nuovo, infatti, il Fair Play Trophy nel 2015/16, stagione durante la quale i biancorossi sono riusciti a non ricevere sanzioni disciplinari per 303 minuti, che è un record nel suo genere. Tornando all’aspetto tecnico, a fronte delle tante partenze (oltre alle due citate, spiccano Flavio Sulmoni al Lugano e Gonzalo Zarate al Vaduz), ci sono stati arrivi interessanti, tra i quali il difensore 22enne dell’Aarau Carlinhos (salito agli onori della cronaca perché citato in un documentario del regista tedesco Jens Hoffrmann, quando giocava nel Bayern Leverkusen), Christian Fassnacht (dal Winterthur), 22 anni e, davanti, Matteo “Toast” Tosetti, motivatissimo dopo la stagione interlocutoria a Lugano, che a Thun ritrova l’amico Simone Rapp. L’attaccante di Losone non potrà invece giostrare al fianco di Roman Buess, (partito, come scrivevamo sopra, per San Gallo) che era suo compagno di squadra nella Svizzera campione del mondo U17 in Nigeria, nel 2009.
La squadra dell’Oberland bernese, che gioca sul campo sintetico della stupenda Stockhorn Arena, anche quest’anno proverà a salvarsi con un certo anticipo, per poi provare a centrare, come due stagioni fa, il bersaglio grosso dell’Europa. Certo, non sarà facile: dalla loro, i biancorossi hanno un allenatore molto esperto di Super League, il vantaggio di poter guadagnare qualche punto in più in casa grazie all’abitudine di giocare su un campo non in erba, e un organico in linea con quello delle rivali dirette, anche se certe cessioni potrebbero farsi sentire. Avranno una partenza abbastanza equilibrata, a parte il derby a Berna con lo Young Boys: ma queste partite, si sa, sono da tripla. E, in più, i gialloneri saranno reduci dalla partita di ritorno contro lo Shakhtar, valida per i preliminari di Champions. Insomma, le premesse per un buon inizio ci sono tutte.