Si dice, sovente, e con fior di argomentazioni a sostegno, che il vero “Spirito olimpico” è andato perso, che televisioni e pubblicità hanno preso il sopravvento, e chi più ne ha, più ne metta. Arriva, invece, da oltreconfine, questa bellissima storia di sport, che ci ha raccontato la Redazione sportiva di Ticinonews.
L’antefatto: con una grande prestazione, ottenuta in maggio ai Campionati europei di nuoto a Londra, la locarnese Maria Ugolkova, 26 anni, primatista elvetica sui 200 misti, si è guadagnata il diritto a partecipare ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro: il sogno di ogni atleta, il traguardo di ore e ore passate ad allenarsi in piscina. Per lei, la possibilità di disputare anche la gara sulla mezza distanza, a stile libero.
Però… la Svizzera non è l’Italia, Maria non appartiene ai gruppi sportivi di qualche Forza Armata o di Polizia, che nella Penisola sostengono, con denaro pubblico, lo sport cosiddetto “minore”, e sorge il problema dei costi. L’atleta si allena (26 ore alla settimana tra piscina e palestra) e studia (frequenta un Master in Banking & Finance all’Università di Zurigo). Di tempo per lavorare, e finanziare così da sola la propria carriera sportiva, non ce n’è. La nuotatrice, tesserata per lo Schwimmclub Uster Wallisellen, rischiava seriamente di perdere la propria occasione. Ed ecco l’idea di un gruppo di sostenitori: promuovere una raccolta fondi per finanziare l’avventura olimpica della bionda atleta rossocrociata.
L’iniziativa è stata pubblicizzata e sostenuta, nelle scorse settimane, anche dagli amici del portale di notizie sportive ticinese citato: servivano 5’000 franchi (poco meno di 4.600 Euro) a Maria Ugolkova per andare in Brasile e, oggi, a tre giorni dal termine ultimo per la raccolta, ne sono già arrivati 5’155, frutto del sostegno di 50 persone, con la conseguente convocazione da parte di Swiss Olimpic. Questo permetterà alla nuotatrice di partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016, insieme a Martina van Berkel, Alexandre Haldemann, Jérémy Desplanches, Yannick Käser e all’altro ticinese (d’adozione) Sasha Touretski. Insomma, una storia di sport d’altri tempi, e la dimostrazione che lo spirito olimpico esiste ancora.