Notte di falene, lacrime e campioni
Se alla vigilia di questa finale ci avessero detto che sarebbe finita così, avremmo stentato a crederci. Non tanto per l’epilogo, ma per le modalità in cui è avvenuto il trionfo portoghese. Il Portogallo ha rotto la tradizione: la sua, negativa, di squadra eterna incompiuta e incapace di vincere un titolo importante; ma anche quella della Francia, positiva, di Nazionale imbattuta in una finale giocata sul proprio campo. Questo Portogallo, sicuramente più operaio e qualitativamente meno forte dei precedenti, ha saputo arrivare là dove anche la geração de ouro dei vari Figo e Rui Costa aveva fallito.
Il Portogallo è sul tetto d’Europa nonostante la storia gli avesse concesso sempre le briciole, nonostante l’infortunio del suo uomo migliore apparisse come l’ennesima condanna alla delusione. Le lacrime, amarissime, di Cristiano Ronaldo avevano fatto il giro del mondo e sembravano il presagio sinistro di un un film già visto. Invece gli uomini di Santos sono riusciti a non farsi travolgere dalle emozioni negative, hanno trovato la forza di reagire allo sconforto e hanno combattuto anche per il loro capitano ferito.
A dirla tutta è stata una serata atipica. Una serata in cui i protagonisti più attesi, in un modo o nell’altro, sono mancati all’appello: non solo CR7, pensiamo ai vari Griezmann e Pogba, che secondo l’opinione dei più rappresentavano il vero valore aggiunto della Francia di Deschamps. Entrambi hanno fornito una prova incolore, di basso spessore, soprattutto alla luce delle loro qualità e delle aspettative nei loro confronti.
Per una volta sono saliti alla ribalta i protagonisti più inattesi. Oltre alle fastidiosissime falene – che hanno infestato il terreno di gioco in modalità piaga d’Egitto – sono saliti alla ribalta il portiere lusitano Rui Patrício, capace di respingere al mittente ogni velleità francese, ma soprattutto il “brutto anatroccolo” Éder, relegato al ruolo di comprimario e diventato improvvisamente eroe nazionale portoghese con quel suo gol nel bel mezzo dei supplementari.
Evidentemente, al pari degli amori, anche la storia fa dei giri immensi e poi ritorna. Una storia che in passato aveva presentato il suo conto salato – l’Europeo casalingo perso in finale con la Grecia nel 2004 – ma che stavolta ha concesso una dolce rivincita. Battendo la squadra padrona di casa e con alla guida un commissario tecnico che ha allenato per molti anni nella penisola ellenica. Una vera e propria chiusura del cerchio in una notte che ha regalato ai portoghesi solo lacrime di gioia.