Col tempo e con Griezmann matura anche la Francia
Un’altra doppietta. Due gol di Griezmann rispediscono il panzer di Löw oltre confine mandando i Galletti in finale col Portogallo. Per carità, la bell’Italia di Conte ha fatto il suo svuotando abbondantemente il serbatoio della corazzata, ma quel ragazzetto dall’aria vispa ha messo in crisi, praticamente da solo, l’intero ambaradan tedesco. Va beh, Schweinsteiger e Neuer si sono impegnati ad aiutarlo, lo ammetto.
Prima un bel rigore per fallo di mano (il secondo in due partite per la Germania) e poi un’uscita sconsiderata di “Robocop” legittimano il piccolo Antoine a immaginarsi sempre più vicino alla corona da Re di Francia e, chissà, magari pure d’Europa. Per ora, in mano, tiene ben stretta quella da capocannoniere del torneo.
Non sorprendetevi troppo però. Il classe ’91 arriva in doppia cifra, durante la stagione, ormai da quattro anni. Se vi siete ritrovati il suo cognome in bocca solo nell’ultimo mese è perché nella Liga ci giocano quei due extraterrestri là, Messi e Ronaldo. Griezmann, invece, gioca col Cholo che con il suo barricarsi e ripartire ha trovato nel francese una miniera d’oro. Una mezza punta assolutamente atipica: velocissimo, dritto come un fuso e furbo come una volpe. Ah, in teoria giocherebbe da ala.
I Blues sono proprio una bella squadra. Durante l’Europeo sono maturati e si sono amalgamati. Hanno saputo costruirsi un ruolo da protagonista che, fino al 90′ della partita con la Romania, ancora non avevano. In più sono stati bravi a scrollarsi da dosso tutte le pressioni con cui una padrona di casa deve convivere. Se sei la Francia e giochi un torneo tra mura amiche: come minimo devi arrivare in finale. Altrimenti? Altrimenti hai fallito.
La pazienza con cui hanno affrontato i tedeschi è la prova di quanto appena descritto. Compatti, uniti, e tosti. Il tutto condito da un tasso tecnico elevatissimo che negli episodi chiave ha fatto la differenza durante tutta la manifestazione.
Fortunatamente un sorteggio positivo, dopo il primato nel girone, ha aiutato il gruppo di Deschamps ad arrivare in fondo e, al primo vero ostacolo, si sono fatti trovare pronti. Attenti però, ripeto, la Germania era usurata mentalmente. L’hanno sfangata con gli azzurri e sono arrivati scarichi alla semifinale. E non che abbiano demeritato, anzi. Lloris è stato costretto ugualmente a un paio di miracoli. Insomma, non è un banco di prova così categorico e imparziale.
Domenica sera si giocheranno tutto con il Portogallo di Ronaldo. Proprio quel Ronaldo che dodici anni fa, giorno più giorno meno, perse una finale in casa propria contro un’inaspettata Grecia. Qualcosina, Cristiano, rivorrebbe indietro e la fortuna sfacciata con cui i lusitani sono arrivati fino alla fine dovrebbe procurare qualche prurito ai Galletti. Il calcio è strano, ma è pure un romanticone.
Occhio, sulla carta è una partita già scritta. Forse anche alla playstation. Sul campo, invece, è tutta un’altra storia.