La tripla dall’angolo di Gigi Datome, che ha regalato il +5 negli ultimi minuti della partita contro la Croazia, è la perfetta rappresentazione di questa Italia versione PreOlimpico 2016. Il capitano azzurro sta faticando tantissimo, per usare un eufemismo, a trovare il ritmo che gli ha permesso di diventare un perno di questa nazionale (oltre che MVP delle finali turche con il suo club). Eppure, nonostante questo, la firma sulla partita ha voluto mettercela lui, concedendo gli ultimi due canestri della gloria a Danilo Gallinari, leader tecnico ed emotivo di quest’Italia che, però, ha disputato una partita più che mediocre visti gli standard a cui ci ha abituato.
Messina non poteva fare miracoli in soltanto due settimane di preparazione: per questo motivo ha deciso di puntare su un fondamentale d’importanza capitale per il suo gioco, la difesa. Le caratteristiche fisiche e atletiche degli azzurri gli permettono di cambiare su ogni pick and roll, chiudendo la difesa a riccio e concedendo qualche tripla dall’angolo debole, spesso all’uomo con meno range di tiro tra i cinque avversari in campo. Insomma un rischio calcolato e che si può saltuariamente concedere. E se anche uno come Bargnani, criticato aspramente in tutta la sua carriera per essere un cattivo difensore, si può permettere una doppia stoppata con rimbalzo difensivo, allora vuol dire che la musica in difesa è davvero cambiata e le viti si stringono al momento giusto.
Non è chiaramente tutto oro quel che luccica, in particolare la fase offensiva. La cattiva precisione al tiro (un orribile 25% da tre punti e 36% da due) è figlia di una circolazione di palla lenta se non a tratti inesistente, con penetrazioni forzate e tiri contestati che vengono puntualmente sputati dal ferro (a meno che a tirare non sia Belinelli, funambolo che da sempre si esalta in queste situazioni). Bargnani ancora non viene servito in maniera ottimale nel pick and roll, le spaziature sono rivedibili e Gallinari deve assolutamente ritrovare tiro e fiducia, per costringere gli avversari a non concedergli quel metro che, adesso, chiunque gli lascia senza preoccuparsi delle conseguenze. Messina ha chiaramente improntato questa partita facendo sfogare Bogdanović (autore, a metà partita, del 50% dei punti dei suoi), con la paura che le altre bocche da fuoco croate – Hezonja e Šarić su tutte – prendessero ritmo troppo facilmente. E infatti non appena l’ala dei Brooklyn Nets ha abbassato le sue percentuali, contestualmente è arrivato il break decisivo dell’Italia nel terzo quarto.
Infine menzione d’onore per Daniel Hackett: spesso criticato – se non apertamente insultato – da qualunque tifoso italiano. Ieri sera ha dimostrato coraggio buttandosi dentro senza paura, mettendo una tripla pesantissima e difendendo contro chiunque in maglia rossa: da Simon a Bogdanović, costringendo il croato a scelte difficili. In semifinale troveremo, al 99%, il Messico. Formazione da non sottovalutare perché, come noi, può cambiare su ogni blocco vista la dinamicità di quasi tutti i suoi elementi di rotazione. Chiaro che lo spauracchio principale è rappresentato dalla Grecia, la formazione da battere di questo raggruppamento di Torino, ma la speranza è che Gallinari e compagni stiano riservando le cartucce buone per il momento giusto, in finale.