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Francia 2016 – Highlights: più hipster ma con meno hype

Lo sappiamo da un pezzo, la nuova frontiera linguistica dell’italiano del terzo millennio è l’uso forsennato di anglismi e il mondo del calcio (in senso lato) non fa eccezione. Capita quindi spesso di leggere più o meno ovunque che “c’è hype attorno alla squadra X” e che l’altro giocatore Y è protagonista di un “piccolo culto hipster”. Bene, a Euro2016 c’è stata una Nazionale che, negli ultimi anni, ha saputo incarnare più di ogni altra entrambi i concetti. È ovviamente il Belgio.

È un po’ ingeneroso parlare dei Diavoli Rossi in questi termini il giorno dopo la loro triste dipartita dalla competizione ma il nocciolo è proprio qui: il Galles, colpevole di aver preso a schiaffoni senza neanche chiedere scusa Wilmots e i suoi accoliti, è una delle poche Nazionali con sufficiente talento per essere un minimo credibili più hipster del Belgio. Un po’ perché nessuno al mondo avrebbe predetto un approdo dei Dragoni alla semifinale, un po’ perché – nella testa del comune appassionato di pallone – il Galles è poco più di Ashley Williams, Ramsey e Bale (e già sapere chi è il capitano gallese significa avere una conoscenza abbastanza profonda della Premier League), un po’ perché – alla fine – il Belgio è stato sdoganato un paio d’anni fa, quando il mondo s’è reso conto che si trattava di una squadra decisamente talentuosa e potenzialmente fortissima.

Galles più hipster, dunque, ma con infinitamente meno hype, perché – appunto – ipotizzare la presenza dei Diavoli Rossi tra le prime quattro degli Europei non era poi un azzardo così clamoroso, al contrario di quanto si potesse pensare di Bale e soci. E, alla fine, quando le due formazioni hanno incrociato le lame, è stata la piccola nazione britannica a fare polpette del talento narcisistico delle Fiandre, sovvertendo ogni pronostico della vigilia e dimostrando ancora una volta che hipster batte hype (se non sempre sul campo, perlomeno a livello di scoppi incontrollati di simpatia, romanticismo e – conseguentemente – retorica insopportabile™, presenza immancabile quando un aspirante Davide stende senza troppi complimenti il Golia della situazione).

Adesso va capito che tipo di destino attende fiamminghi e valloni, cosa combinerà Wilmots (se verrà condannato da re Filippo a vagare come un clochard per Bruxelles fino a nuovo ordine o se spedito direttamente a spalare carbone in miniera finché non capirà che i terzini esistono e non sono per forza tutti centrali di difesa adattati) e come reagiranno nel prossimo biennio le varie stelle della squadra, a partire da capitan Hazard.

La vittoria gallese, paradossalmente, aiuta i belgi a conservare qualche residuo della loro aura hipster (finché non si vince tendenzialmente va così) ma accresce enormemente l’hype attorno ai Dragoni, che adesso hanno l’occasione della vita per andare in finale perché il Portogallo visto finora è tutto meno che un ostacolo insormontabile.

Correndo decisamente troppo con la fantasia, inoltre, è già bellissimo sognare un’eventuale finale tra Galles e Islanda, una partita talmente hipster che l’hype che ne scaturirebbe potrebbe creare una di quelle increspature dimensionali in grado di modificare spazio e tempo, generando un gigantesco buco nero che sputerebbe fuori il mostro bicefalo hypester, una crasi semi-onnipotente dei due concetti che sarebbe troppo oltre anche per un blogger trendy notevolmente incallito. Una sfida mitologica, il cui fischio finale potrebbe anche mettere fine al mondo così come lo conosciamo e preludere a una nuova era fatta di stravolgimenti calcistici inimmaginabili e rapporti di forza rivisitati completamente, fino al punto che persino il Leicester potrebbe vincere la Premiership.

Ah, è già successo? Allora moriremo tutti.

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