Editoriali

Ancora la Spagna

Come nel 2008 e nel 2012, ancora una volta il destino ci pone di fronte la Spagna a un Europeo. Non prendiamoci in giro, è probabilmente l’avversario peggiore che ci poteva capitare: non che l’eventuale accoppiamento con la Croazia sarebbe stato agevole, tutt’altro, ma rispetto alle furie rosse in molti peccavano di esperienza internazionale a questi livelli. E nella singola partita questo avrebbe pesato non poco, specie col passare dei minuti i croati si sarebbero potuti innervosire, concedendo magari qualche ripartenza in contropiede per i nostri.

La Spagna, da questo punto di vista, è persino superiore all’Italia. Hanno vinto gli ultimi due europei e il mondiale 2010, ma la squadra gioca a un ritmo diverso rispetto a quella: nonostante tutto resta comunque una partita difficilissima perché, potenzialmente, il possesso si può anche aggirare intorno al 70-30 per gli spagnoli, e non è mai facile uscire da situazioni del genere, con la difesa costantemente sotto pressione. Servirà la partita perfetta, un po’ come contro il Belgio, solo che difficilmente occasioni come quella capitata a Lukaku non verranno concretizzate da Morata e compagni.

Sicuramente Conte non ignorerà i tanti segnali (positivi e negativi) dati dalla Spagna nell’incontro di ieri sera. L’attacco, per esempio, resta un’incognita perché là davanti l’imprevedibilità resta tanta, con David Silva e Iniesta e tessere il gioco a favore dei realizzatori Nolito e Morata: l’anello debole, almeno in fase d’impostazione, sembra essere Busquets. Il mediano del Barcellona si abbassa sulla linea dei difensori, allargando il raggio d’azione di Ramos e Pique, trasformando la Spagna in una sorta di 3-4-3. Sarà necessario alternare una difesa passiva con un pressing ragionato e intelligente, facendo sfociare il gioco sulle fasce dove Juanfran e Jordi Alba, viste le spiccate doti offensive, potrebbero mostrare il fianco e concedere qualcosa in ripartenza. Sergio Ramos, poi, è apparso fuori giri ed è per questo che Zaza potrebbe risultare più utile di Pellè: serve qualcuno che si butti su tutti i palloni sporchi, alla disperata ricerca della seconda palla. Vincere questi tipi di contrasti sarà fondamentale, una di quelle piccole cose che può determinare il passaggio del turno o il ritorno a casa.

In tutto questo, però, non dimentichiamoci che stasera c’è da affrontare l’Irlanda. Ok, il risultato non conta (solo per noi, per loro invece fa la differenza tra la vita e la morte sportiva), ma è un buon test per dare minuti nelle gambe a chi ha giocato meno in questo inizio di avventura e per fare qualche valutazione in vista della Spagna. Chi far giocare a sinistra, per esempio? Darmian o De Sciglio per favorire copertura difensiva oppure uno come Florenzi, in grado anche di far male in fase propositiva? Partendo dal presupposto che El Shaarawy, contro una formazione come la Spagna, può essere considerato un cambio utile soltanto nell’ultimo terzo di gara, soprattutto in caso di risultato negativo.

L’essere arrivati primi nel girone, alla fine, si è verificata essere un’arma a doppio taglio: nella stessa parte di tabellone ci sono infatti Inghilterra, Germania, Spagna, Francia e Italia. Arrivare a queste sfide con la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere ma, allo stesso tempo, ha la consapevolezza di poter giocare a testa alta contro tutti non può che essere un punto di forza, specie perché gli azzurri visti in questo primo sprazzo di Europeo sembrano essere più adatti ad affrontare formazioni blasonate, piuttosto che squadre fisiche e che concedono il pallino del gioco.

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Alessandro Lelli