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Francia 2016 – Highlights: croata ingenuità

Chiunque segua con un minimo di attenzione il calcio europeo contemporaneo sa che l’attuale Croazia è una squadra dotata di grande talento, al punto che tra i tanti che commentano gli Europei più di un addetto ai lavori ha sentenziato che gli uomini di Čačić si posizionano immediatamente alle spalle delle superpotenze strafavorite della vigilia (per chi venisse da Alpha Centauri: Germania, Francia e Spagna). C’è anche chi ha teorizzato una nuova maturità dei croati, finalmente liberi dalle pastoie tipicamente balcaniche del binomio genio e sregolatezza, dell’estetica a tutti i costi a scapito dell’efficacia. Beh, in realtà l’ultimo quarto d’ora dello scontro con la Repubblica Ceca ha confermato in pieno il mito romantico sul talento folle delle squadre della ex Jugoslavia.

Certo, il lancio di fumogeni e la conseguente sospensione per alcuni minuti della sfida non hanno certo aiutato Modrić e compagni a mantenere la lucidità necessaria per fare i tre punti ma va detto che il gol di Škoda (che non è un’automobile ma un attaccante dello Slavia Praga) è stato un mezzo regalo dei biancorossi – ieri in tenuta blu – che hanno concesso tutto lo spazio del mondo a Rosický per crossare. Quando non si fa nulla per contrastarlo, poi, non ci si può lamentare se Rosický fa il Rosický e pennella un traversone al millimetro per il compagno: del resto, la Repubblica Ceca ha un giocatore di caratura tecnica superiore e concedergli di fare quello che vuole a 15’ dalla fine rasenta il masochismo spinto.

Il lupo (boemo) perde il pelo ma non il piede…

E se si parla di autolesionismo, come poteva non avere un ruolo nella questione Vedran Ćorluka, l’highlander della retroguardia croata che anche ieri s’è distinto per il tipico turbante da testa sanguinante (gli si è riaperta la ferita rimediata contro la Turchia). L’erculeo difensore s’è fatto prendere il tempo dal centravanti boemo con una leggerezza sconcertante, sintomo della convinzione croata di aver già portato a casa la gara e segnale dell’incompiutezza che ancora contraddistingue la Croazia (nonché una conferma del fatto che la difesa non è all’altezza del resto della compagine, con l’eccezione di Srna e Vrsaljko).

A completare il suicidio dei Vatreni sono poi arrivati il lancio di fumogeni dei tifosi e l’intervento pseudo pallavolistico di Domagoj Vida in area di rigore (Necid, sentitamente, ringrazia perché un tiro dal dischetto era probabilmente l’unico modo a sua disposizione per fare un gol in questi Europei).

Considerando l’andamento complessivo della gara, dunque, abbiamo visto una Croazia non ancora matura e sostanzialmente adolescente, bipolare, capace di dominare incontrastata senza mai rischiare nulla per tre quarti del tempo di gioco e poi capitolare miseramente sugli attacchi (neanche troppo) convinti di una Repubblica Ceca non certo al massimo del suo fulgore tecnico, prendendo due gol sostanzialmente derivanti da due spioventi in area non necessariamente carichi di chissà quali pretese. Un’ingenuità poco rassicurante per le ambizioni della selezione balcanica, che deve ora fare i conti tanto con gli avvertimenti UEFA conseguenza delle intemperanze ad mentulam canis dei propri tifosi, quanto con una mentalità di squadra non ancora sufficientemente granitica per fare davvero strada lungo l’arco della competizione.

Siamo tutti d’accordo che si tratti di una Nazionale potenzialmente fortissima, con a disposizione un arsenale tecnico di primissimo ordine da centrocampo in su e in possesso di qualche individualità senza alcun dubbio top class (Modrić, Rakitić su tutti – ma è facile dirlo: chi non lo sa?). Il problema è che non basta giocar bene per ampi stralci di gara se poi ci si specchia lascivamente nella propria immagine fluida e tecnica al punto da dimenticarsi di difendere contro la Repubblica Ceca… La Repubblica Ceca, non proprio una corazzata.

Beata (o croata?) ingenuità.

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