Editoriali

Inversione di tendenza

Chi l’avrebbe mai detto, diciamo, anche solo un annetto fa?

Dopo le partite di ieri valide per la prima giornata del girone B, abbiamo il primo upset degli Europei – per quanto parziale – perché la classifica vede momentaneamente in testa il Galles di Ramsey e Bale e, seconda a pari merito con la Russia con la quale ha appena incrociato le armi, l’Inghilterra. Tutto può ancora cambiare ma certo è una bella soddisfazione per i Dragoni, visto che gli è capitato molto raramente di poter guardare dall’alto in basso i più blasonati vicini di casa. Così raramente che non era mai accaduto prima agli Europei (i gallesi sono alla prima partecipazione in assoluto) e solo una volta ai Mondiali, qualcosa come cinquantotto anni fa, in occasione dell’unica presenza della Nazione di Giggs e Ian Rush alla rassegna iridata – allora il Galles si fermò ai quarti, castigato da quel Pelé che il mondo stava scoprendo. L’Inghilterra fece meglio col Brasile, pareggiando 0-0, ma peggio in assoluto perché mancò l’accesso alla fase a eliminazione diretta, eliminata dall’URSS nello spareggio decisivo.

Stavolta i Three Lions non hanno perso coi russi e si sono limitati a pareggiare ma, ciononostante, si ritrovano comunque a inseguire i “cugini” di Cardiff e dintorni (ma è meglio non chiamarli così, ché non è del tutto corretto e, peraltro, potrebbero irritarsi entrambi: diciamo che sfruttiamo l’imprecisione per tagliare corto) e già giovedì prossimo ci sarà lo scontro diretto tra le due storiche contendenti, il numero 102 della loro storia. Se i rosso-crociati non vincono contro i Dragoni da cinque anni, Bale e connazionali non festeggiano un successo sui rivali da poco più di trentadue: così tanto tempo fa che solo due dei membri attuali della rosa gallese erano già al mondo (e avevano circa un anno, mese più, mese meno). Per dirne una, l’attuale capitano Ashley Williams nacque solo tre mesi dopo quella storica gara e quindi si può ben dire che nessuno degli attuali calciatori gallesi sa cosa voglia dire battere l’Inghilterra se non per racconti semi-mitologici. Lo scenario è, come si dice in questi casi, suggestivo.

Ma quest’inversione di tendenza segna o può segnare anche un cambio nei tradizionali rapporti di forza tra le due Nazionali? Onestamente, anche se il Galles dovesse qualificarsi per gli ottavi e l’Inghilterra no, è difficilissimo arrivare a tanto. È vero che i ragazzi di Chris Coleman si stanno godendo un biennio decisamente sopra le righe che, probabilmente, ha già anche superato le aspettative di tifosi e alti papaveri della stessa Federazione ma da qui a poter considerare i gallesi più forti degli inglesi ce ne passa. Anche perché stiamo parlando di una realtà probabilmente al vertice della sua maturità come squadra nonché all’acme psico-fisico dei suoi interpreti più importanti che ha di fronte una parabola presumibilmente discendente (il Galles) mentre, dall’altro lato, c’è invece un insieme di giovani molto promettenti con qualche leader esperto ancora in gamba che può fargli da chioccia e relativamente pochi giocatori al massimo delle loro possibilità: il potenziale delle due compagini è radicalmente diverso.

Questo istante di splendore dei Dragoni potrebbe essere la base per un progressivo miglioramento di tutto il movimento gallese ma c’è bisogno di un’eredità (una legacy, direbbero loro) perché la Nazionale rossoverde possa affermarsi a un livello più alto rispetto a quello a cui ci ha abituato negli ultimi tre o quattro decenni e il confronto con gli inglesi resta improponibile oggi e lo resterà ancora a lungo perché – a oggi – quella attuale non sembra altro che una “generazione fortunata”. Del resto Bale ha avuto la possibilità di giocare con Ramsey, Giggs invece aveva Gary Speed… Non proprio la stessa cosa (con tutto il rispetto per Speedo, ovviamente).

Per adesso, in fondo, al Galles basta fare meglio dell’Inghilterra durante questi europei: c’è un conto ultratrentennale da regolare…

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Giorgio Crico