Cessione giusta, e completamente folle
Nessun tifoso romanista si faccia il sangue amaro: è così il calcio, lo sappiamo. Di bandiere, pochissime oramai, anzi: i romanisti si ritengano fortunati di avere l’ultimo vessillo del calcio italiano, Francesco Totti. Gli altri? Son calciatori, non bandiere. Gli altri son professionisti, no? Dunque, sono lavoratori, nient’altro che “esperti del settore”. Perciò, vanno trattati come tali. Dopotutto, se a voi, umili eroi del quotidiano, la concorrenza offrisse il doppio, con vantaggi ulteriori sparsi qua e là come per esempio ogni fine settimana libero, e un aumento considerevole per ogni traguardo portato a termine, voi che fareste? Direste di no per restare fedeli all’azienda? Difficile, dai. Non impossibile; ma difficile.
Così è il calcio, al giorno d’oggi. “Lavoratori del pallone”, atleti che grazie al loro talento sono riusciti a rimediare una (eccellente) professione. La maglia, quella, la amano i tifosi. Non i calciatori, o perlomeno non tutti: certo, c’è chi si affeziona, c’è chi con il tempo sceglie magari di difendere i colori della squadra per cui gioca, e l’onore. Insomma, c’è chi decide di far carriera nella stessa azienda, e scalare le gerarchie. Proprio come accade nel “mondo normale”, no? Entri come usciere, e se ci credi, se ti accontenti dei mega sacrifici iniziali, puoi uscirne un giorno da dirigente.
Pjanić così sta facendo. Né più né meno. Pjanić non sta pensando altro che a se stesso: ha deciso di non rinnovare, e sta consentendo alla Roma di piazzare una considerevole plusvalenza. Non solo: con la sua cessione, i giallorossi sarebbero abbastanza coperti anche per quanto riguarda le regole, rigide, dettate dal Fair Play finanziario. Dunque, nessuno si stupisca: è del tutto normale che lui voglia andare via, e che la Roma abbia deciso di cederlo (complice anche il crack di Rüdiger, un altro che, adesso che si è rotto, non si può più cedere). Sono cose che capitano, nel mondo del lavoro. Se proprio vogliamo, ecco: venderlo alla Juventus, quello no. E no, non c’entra la rivalità, d’altronde in passato tra giallorossi e bianconeri c’è già stato scambio di giocatori e allenatori (ricorderete le vicende Zebina, Emerson, Vucinić e Capello); c’entra la concorrenza. Cioè: se vuoi provare a colmare il divario tra te e chi ti sta davanti, in Formula Uno per esempio, cosa fai? Ti togli una ruota in corsa e la vendi al diretto avversario? Diciamo di no. Ma ok, Sabatini avrà i suoi motivi per cedere Miralem Pjanić alla Juventus (che, ricordiamolo, non pagherà la clausola rescissoria), e Pallotta pure. Motivi che, perdonatemi, ora come ora fatico a comprendere, ma che invece, improvvisamente, afferrerei nel caso la Roma avesse già in canna il super colpo per il dopo-Pjanić. A naso, però, la sensazione è che la cosa no, non sia proprio così.