Tutto in una notte
Doveva essere una sfida equilibrata e decisa soltanto da episodi, come accade spesso quando il divario tecnico tra due squadre è risicato. Le Finals NBA si spostano in Ohio e lasciano in California pochissimi dubbi: Cleveland è parecchio indietro sotto molti punti di vista, soprattutto quello caratteriale, visto che LeBron James è spesso lasciato da solo dal suo supporting cast. Emblematico ciò che è successo in gara 1, con il #23 che è uscito per riposare un paio di minuti sul -3, salvo poi rientrare con la squadra sotto di 14 punti.
I segnali negativi per la franchigia allenata da Lue sono tanti: Golden State ha tirato male in gara 1 e, nonostante questo, ha comunque trionfato nonostante un Curry decisamente non ai livelli mostrati in regular season. Cleveland non ha ancora perso nei playoff alla Quicken Loans Arena e, se vuole avere una piccola chance di portarsi a casa il Larry O’Brien Trophy, deve tornare a San Francisco sul 2-2, difendendo il fattore campo in entrambe le prossime partite e sperando poi di vincerne una in California. Facile a dirsi, molto più difficile metterlo in pratica. Un aiuto potrebbe arrivare da chi, sino a questo momento, ha contribuito pochissimo: vedi Irving, in palese difficoltà contro i piccoli di Golden State, mentre Love è addirittura in dubbio (non si è allenato ieri) e potrebbe non essere della partita. A quel punto diventerebbe fondamentale l’apporto di Mozgov dalla panchina, l’unico in grado di mettere in difficoltà i lunghi in maglia Warriors.
Al di là dei numeri, la sensazione è che Cleveland non possa battere Curry e compagni continuando ad applicare il piano gara visto nelle prime due sfide. LeBron in isolamento può portare sicuramente punti, ma raffredda i compagni (e l’obiettivo di Kerr è proprio questo) sul perimetro e costringe la franchigia dell’Ohio a troppi uno contro uno: e contro una squadra che può sostanzialmente cambiare su ogni pick and roll, è deleterio fermare la palla e rinunciare a muoverla senza forzare dei mismatch. I problemi però non si fermano solamente alla metà campo offensiva perché in gara 2 sono stati addirittura 40 (su 110) i punti realizzati dalla panchina di Golden State. Barbosa è un rebus ancora irrisolto per Smith e Dellavedova, l’eroe delle scorse Finals che sino a questo momento non è riuscito a fare la differenza nemmeno nella sua specialità, la difesa.
Paradossalmente Cleveland ha una sola possibilità per vincere. Togliere la palla costantemente dalle mani di LeBron e iniziare a sviluppare qualche gioco a due (magari con James da bloccante invece che da portatore di palla) che coinvolta maggiormente i compagni. Su 15 assist messi a referto dai Cavaliers in gara 2, ben 9 portano la firma del #23. Decisamente troppi, perché un solo giocatore non può scardinare un piano gara che prevede di lasciarlo da solo sull’isola.