Milano-Reggio Emilia è la finale scudetto 2015-2016. È questo il verdetto dei quarti e delle semifinali della corsa playoff e viene da dire…Che noia, dato che parliamo delle prime due della regular season.
Nessuna sorpresa dunque e per una volta – in controtendenza rispetto alla scorsa stagione (3/a contro 5/a e vinse quest’ultima) – i valori delineati in 30 partite si sono confermati: si giocheranno il tricolore le prime due e le due più forti, nonostante luci e ombre di una stagione non sempre esaltante.
Domenica sera l’Olimpia, dopo essersi trovata anche sotto 1-2 nella serie con Venezia, si è presa la finale che le appartiene. Perché era, è e resta la più forte del lotto, l’unica vera grande d’Italia: lo dicono portafogli, struttura, blasone e storia. Lo dice la Coppa Italia conquistata al Forum lo scorso febbraio, lo conferma un’annata non sempre brillante eppure culminata in una coppa nazionale e un possibile scudetto.
Se anche la società, dunque, può non aver indovinato tutti gli stranieri arrivati la scorsa estate, a disposizione di Jasmin Repeša c’è una squadra completa e profonda da far paura. Raramente incerottata, anche al netto di infortuni e cestisti in periodi no: come scriveva ieri Repubblica Milano ha preso Venezia «per fame» e resta favorita «per ingente quantità di uomini e mezzi più che per qualità»; sono sicuro che vincere per inerzia o sfruttando la fatica di avversari meno attrezzati in sfide al meglio delle 7 non fosse il sogno di Giorgio Armani in questi anni, ma è oro colato rispetto al 2014-2015: via i fantasmi e via quel rimbalzo di Sassari, pronti ad aggredire Reggio e scudo a partire da venerdì.
Reggio, dicevo: avversario duro perché abituato a soffrire. Avversario che conosce benissimo, suo malgrado, quanto possa tradirti la tensione di una serie finale. Anche qui, parliamo di un quintetto che sa vivere, morire e poi risorgere: con Avellino è andata così e lo conferma l’imbarazzante cappotto subito in gara 4 dai vice-campioni d’Italia (97-54).
Da lì in poi molti si sarebbero aspettati un crollo eppure Aradori e soci sono rinati: merito della forza del gruppo ma anche di un allenatore che sa cosa la sua squadra è in grado di dare. Gara 5 e gara 6 sono servite – con punteggi e distacchi simili – ad allungarla sino alle emozioni di ieri sera, ai cinque uomini in doppia cifra (Kaukenas, sei eterno!) e a togliere ad Avellino un sogno in cui in fondo al cuore aveva iniziato a credere.
Ma Reggio e Milano sono più forti e lo ha detto la regular season, lo hanno detto i playoff, lo ha detto la prima partita di campionato da dentro e fuori.
Lo ha detto tutto questo campionato: buona finale a tutti, nonostante tutto.