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A Monaco l’ennesima versione di una Formula 1 surrogata

Anno dopo anno è sempre più difficile deglutire questo surrogato amaro di Formula 1, uno sport ormai intrappolato in una dimensione che somiglia molto a una palla di cristallo tanto bella, quanto finta. Il Gran Premio di Monaco è stata l’ennesima dimostrazione di quanto poco sia rimasto delle peculiarità storiche di questo sport, in un contesto storico con la esse maiuscola: la partenza con sette giri dietro alla Safey Car, in attesa di non si sa bene quali condizioni climatiche, è stata il primo colpo di accetta allo spettacolo.

Giusta la sicurezza, ma è la Formula 1 non i Go Kart su cui si corre in vacanza tra un tuffo e l’altro: i rischi ci sono e fanno parte del gioco, mentre la scelta di Charlie Whiting è un tentativo maldestro di rimediare, forse, al continuo bussare del proprio subconscio quando la mente torna a Suzuka 2014. E non può essere una casualità decidere di azzerare i rischi proprio nel weekend in cui la famiglia Bianchi ha deciso di aprire un contenzioso giuridico con la FIA.

Come se non bastasse la Safety Car iniziale ad ammazzare lo spettacolo del principato, ci ha pensato la virtual, giusto per restare in tema di surrogati, ad annegarlo del tutto nella pioggia battente dei primi giri. Un Gran Premio storicamente infinito per la continua possibilità di azzerare i vantaggi con l’ingresso della mercedes a ruote coperte, è diventato il teatro dell’ennesima dimostrazione di inefficacia di questa innovazione. La virtual Safety Car è uno strumento che invece di mantenere inalterati i distacchi, li modifica in maniera a volte anche inconcepibile.

Per informazioni chiedere a Sergio Perez e Sebastian Vettel che dopo aver ricucito 2 volte tre secondi pieni di distacco dai primi due, li hanno rivisti ricomparire ad ogni surrogato di Safety Car. Insomma questo strumento invece di modificare i distacchi per rimescolare le carte e alzare lo spettacolo come è sempre accaduto in Formula 1, li aggiusta in favore di chi lo interpreta nel miglior modo, Un’assurdità che ha negato una volata a quattro fino alla bandiera a scacchi, un’altra trovata poco brillante di chi ormai gestisce questo sport come il circolo sotto casa, disintegrando anno dopo anno anche le ultime briciole di credibilità.