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Coppa Svizzera: i tifosi bianconeri hanno vinto, ma per il Lugano è stata una grande occasione perduta

Ieri, nonostante il tempo inclemente, nonostante la sconfitta, per i tifosi del Lugano, saliti in migliaia dal Ticino a Zurigo per la finale della Coppa svizzera, è stata una festa: famiglie intere con la maglia celebrativa, anziani, giovani, tutti sorridenti, anche al rientro serale. La sconfitta è stata digerita in fretta: l’euforia per la salvezza raggiunta mercoledì è ancora alta, e ne è stato testimonianza l’abbraccio affettuoso dei tifosi ai giocatori (qualcuno in lacrime) a fine partita. Ecco, i tifosi bianconeri sono stati i veri vincitori dell’incontro: perché, per il resto, c’è solo un elenco di  perdenti. Lo Zurigo ha vinto, vero: tuttavia, è una vittoria che vale solo per l’Albo d’oro. Ma andiamo a vedere, nell’ordine, chi ha perso.

I veri sconfitti sono gli ultras dello Zurigo, che hanno esposto uno striscione decisamente pesante nei confronti dei giocatori (“Vincete la Coppa e poi tornate a casa, senza smettere di vergognarvi”), e non li hanno voluti sotto la curva a festeggiare. La partita non è stata la solita festa, e qualche spettatore ha deciso di rimanere a casa per paura di incidenti, anche se il dispositivo di ordine pubblico ha funzionato egregiamente. Soddisfazione legittima, in sala stampa, per l’allenatore dello Zurigo Uli Forte che ai giornalisti ha detto: “Siamo soddisfatti, la partita ha preso una piega favorevole per noi. Potevamo chiuderla nella ripresa, ma anche loro hanno avuto una grande occasione per pareggiare. Cosa farò? Il mio contratto scade ora, ma non sono necessariamente un uomo solo per la Super League, ho allenato anche nella serie inferiore. Parlerò con la Società, e sono disponibile a valutare un progetto per il futuro.”

L’altro sconfitto è Zeman. Abbiamo visto tante volte il boemo, in questa stagione, commentare delle partite perse, ma ieri ci sembrava decisamente abbattuto. Sia lui che il presidente Renzetti sono stati concordi: “Una grande occasione perduta.”  Certo, le finali sono spesso decise da episodi. il Lugano, ieri, ha giocato un buon primo tempo, e Bottani sui piedi ha avuto l’occasione per andare in vantaggio, sprecandola. Il boemo, però, ha sbagliato le sostituzioni (perché togliere Donis, migliore in campo, con un Bottani distrutto psicologicamente dopo il rigore sbagliato?); inoltre, pur apprezzando la volontà, la voglia, la stagione di Sabbatini, rinunciare a Črnigoj nell’undici iniziale (dopo la bellissima prestazione di mercoledì dello sloveno: un gol e un assist!), in favore dell’uruguaiano, col senno di poi, è stato un errore. Senza infamia e senza lode la partita di Datković, che ha giocato al posto di Malvino, che si era anch’esso disimpegnato bene col San Gallo. Il croato è entrato (suo malgrado, con Jozinović) nell’azione del gol decisivo, anche se le maggiori responsabilità sono del portiere Salvi: ma a quell’età, ci può stare; e poi, nessuno dimentica le parate decisive per la salvezza.

L’arbitro è apparso un po’ condizionato. La partita è stata, tutto sommato, facile da dirigere: però, rivisto in televisione, quello su Bottani, nella ripresa, è apparso un fallo da rigore. Giusta, invece, la decisione di non espellere il portiere dello Zurigo nel primo tempo, visto che Donis, anche se ultimo uomo, si stava spostando verso destra e non verso la porta. Certo, in campionato, a Vaduz, nel girone d’andata, Valentini fu espulso in un episodio analogo. Purtroppo, la qualità degli arbitri svizzeri, ultimamente, non è delle migliori: Busacca e Meier appartengono a un’altra generazione, e i nuovi, nonostante la voglia di crescere, non sono ancora a quel livello. Il fatto che nessun arbitro elvetico sia stato chiamato per la fase finale degli Europei, è un dato oggettivo. L’ambiente ieri, al Letzigrund, era pesante; e la sensazione è stata che, in un’azione dubbia, il giudice di gara non se la sia sentita di indicare il dischetto una seconda volta, contro la squadra che, di fatto, giocava in casa. 

Peccato, dunque, perlomeno per i tifosi del Lugano. Alla società, una cifra variabile tra i tre e i cinque milioni di Franchi avrebbe fatto molto comodo, e aperto nuove strade. Ora, si tratterà di tenere i piedi ben piantati a terra, e fare delle valutazioni che consentano di costruire una squadra che possa lottare per salvarsi. Con o senza Zeman? A nostro parere, l’avventura svizzera del boemo, è terminata ieri. Non tanto per la sconfitta in finale, ma per le difficoltà che ha avuto il tecnico ad adattarsi al calcio svizzero, sotto tutti gli aspetti“Zeman vuole una squadra importante, a livello di organico” sono state le parole del presidente Renzetti. Certo, se arrivassero soldi dall’esterno, si potrà fare tutto. Staremo a vedere.