Home » Dov’è la Bari?

Diamo merito al merito, ci mancherebbe: complimenti al Novara per il passaggio del turno, e per essere riuscito ad andare al San Nicola e farne quattro al Bari, l’ultimo gol addirittura sotto di un uomo. Complimenti, dunque, ai piemontesi, per una qualificazione assolutamente meritata. Cara Bari, però: dove sei finita?

La partita di ieri sera, l’emblema della situazione odierna. Una squadra confusa, spiazzata dall’estro di Gonzalez, ma incapace di difendere il proprio territorio dagli assalti degli azzurri. Un undici con poca convinzione, incapace di approfittare dei vantaggi ottenuti dal piazzamento in classifica, e sgretolatosi come un castello di sabbia sotto il vento del nord.

Ora, non mettiamoci qui a fare analisi tecnico-tattiche. Camplone ha sicuramente fatto del suo meglio per portare la squadra il più in alto possibile, in stagione, così come Paparesta, uomo nuovo di questa Bari che cerca una reazione coraggiosa, post fallimento. Facciamo più che altro il punto della situazione, considerando molto triste la figura del presidente sotto la curva, a fine partita. La stessa curva che sul 3-3 era esplosa di gioia, considerando quasi fatta la festa, e poi tornata a riempire di epiteti e accuse una dirigenza che, ci mancherebbe, ha le sue colpe.

Triste, vedere questa Bari così. Una città che non vive il grande calcio da sei anni, da quando fu relegata in B nella stagione 2010/2011. Troppo tempo, una marea di tempo. Un club che sì, avrà pure cambiato nome e stemma, ma rimane l’emblema sportivo di una città che ricorda i tempi di Protti e Tovalieri, di Kallon e Masinga, di Totò Cassano e Floriano Ludwig, il gentiluomo del pallone. Una storia ultracentennale, quella dei galletti, che va oltre il nome del club, lo stemma, e tutti i problemi. Un trascorso glorioso, fatto di emozioni e pallone vero, rotolato in quel San Nicola teatro di sfide importanti negli anni novanta, ed erede degli storici Stadio San Lorenzo, Campo degli Sports, e Stadio della Vittoria.

Dov’è quella Bari? Difficile rispondere, ora. Certo, i tempi son diversi, e c’è bisogno di sforzi ben maggiori per riportare il club a livelli davvero competitivi. Paparesta, tra difficoltà e promesse, assicura che farà il possibile. “L’importante è provarci” si dice spesso, facendo presa sulle – indubbie – buone intenzioni. Ma non solo. L’importante è anche riuscirci, stavolta. Bari merita di tornare nel grande calcio italiano, che ha sicuro bisogno di una piazza storica e passionale, che vive il calcio esattamente allo stesso modo di come si faceva tanto tempo fa.