Troppo facile parlare della finale di Europa League, con il Siviglia che cala il tris, ed Emery che oramai, in quella competizione, si sente come fosse nel salotto di casa sua. Complimenti agli spagnoli, capaci di rimontare lo svantaggio iniziale, e allargando il discorso a tutta la stagione di dimostrare grande carattere, ancora una volta, in un’Europa League che sembra per loro paradossalmente facile da disputare, seppur non lo sia assolutamente (e le nostre italiane ne sanno qualcosa). Porgendo sinceri complimenti al Siviglia, dunque, e al calcio spagnolo per l’en-plein europeo di quest’anno, cambiamo discorso, totalmente, e torniamo in patria.
Concentriamoci su Milano, che in questi recentissimi anni soffre una pochezza calcistica preoccupante. Milan e Inter piangono lacrime amare, dovute a un’altra stagione in cui di soddisfazioni non ne hanno praticamente viste; dovute a un altro anno da mettere nel cassetto dei ricordi da dimenticare. Entrambe, con un presente societario da riscrivere, con delle cordate cinesi interessate, chi più chi meno, all’acquisizione del club, ed entrambe chiamate nel frattempo a reagire, cancellare le delusioni recenti, e rendere onore a un nome importante, storico, ma di questi tempi infangato dalla pochezza del gioco espresso, dalla bassa qualità dei due collettivi; due rose che non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle che per anni hanno portato in alto il nome della Milano calcistica.
In casa nerazzurra, Thohir è obbligato a invertire la rotta. La sua Inter non è riuscita finora a volare alto quanto i suoi tifosi speravano che facesse, con l’arrivo dell’indonesiano alla presidenza. E’ ovvio che le speranze dei tifosi si riversino sempre e comunque nel calciomercato, con Mancini intenzionato anche stavolta scendere in campo in prima persona per gestire le cose. Già, “anche stavolta”, perché il Mancio è uno che sulle trattative preferisce essere in prima linea, come fatto a gennaio e giugno scorsi per esempio, con quella lista della spesa che ha portato tanti giocatori rivelatisi però per la maggior parte inutili alla causa: vedi Eder, e quel misero gol messo a segno finora, e vedi Kondogbia, a dir poco strapagato per il rendimento che ha avuto in nerazzurro.
Gli arrivi a zero di Banega ed Erkin non fanno testo: brava, certamente, l’Inter a muoversi per tempo, ma i colpi che i nerazzurri dovranno mettere a segno sono altri. Nomi diversi, perché finché i nerazzurri si accontenteranno di prendere giocatori a parametro zero, non riusciranno a fare il cambio di marcia necessario a competere con le grandi italiane.
Sull’altra sponda del Naviglio, figuriamoci poi se si sorride. Di questi tempi tiene banco il famoso passaggio di proprietà: dalla B di Berlusconi alla… B di Tauchebol (sparito chissà dove) toccando la B di Brocchi, altro, pronto, capro espiatorio di un’altra stagione da dimenticare. La trattativa con i cinesi, interessati all’acquisto, è anch’essa in stallo. La finale di Coppa Italia, comunque vada, non salverà la stagione: questo Milan è rosso di sangue, nero come una strada di campagna alle 3 del mattino, senza neppure una fioca luce. Ferito, nell’orgoglio, e confuso, e così sarà finché dai vertici non si deciderà, una volta per tutte, di dargli nuova vita e dignità.