Estero

Per Zeman la pensione può attendere

Con la Raiffeiesen Super League svizzera in dirittura d’arrivo (la stagione del calcio elvetico terminerà domenica 29 maggio, con la finale della Coppa nazionale, che vedrà contrapposte, a Zurigo, proprio il Lugano, guidato dal boemo, e i padroni di casa del FC Zurigo), si ricomincia a parlare del futuro del tecnico più controverso degli ultimi decenni. Rimarrà in Svizzera? Tornerà in Italia? Proveremo anche noi a ipotizzare qualcosa, senza la pretesa di avere la sfera di cristallo.

Precisiamo: il boemo, in Svizzera, è in una dimensione di vita ottimale. In Ticino ha trovato (parole sue) un luogo ordinato, abitato da gente rispettosa, campi da golf di ottima qualità. Certo, la RSL non è la Serie A, a livello tecnico. Zeman era consapevole che il suo Lugano avrebbe dovuto lottare per ottenere la salvezza, ed era attratto dal progetto del presidente Renzetti: plasmare un gruppo di giovani, inesperti ma con ampi margini di crescita, e vedere, a fine stagione, dove ci si sarebbe trovati.

Noi siamo con il presidente del Lugano, quando dice che è presto per fare bilanci: i ticinesi, a due giornate dal termine, sono in lotta per la salvezza (penultimi con un punto di vantaggio sulla “lanterna rossa” della classifica, l’inatteso Zurigo), e hanno nelle mani il proprio destino: con due vittorie sarebbero salvi, senza guardare cosa faranno gli altri. Domenica 29, scenderanno in campo davanti a uno stadio esaurito, in quella che, da sempre, è la partita più importante della stagione in Svizzera. Le variabili sono infinite: potrebbe essere un trionfo, o la disfatta. E il fatto che saranno proprio Lugano e Zurigo a giocarsi salvezza e Coppa svizzera, rende tutto più drammatico (o affascinante).

Già, e il futuro di Zeman? Perché, in fondo, ai tanti sacerdoti del culto del boemo, questo interessa. Ovviamente, certezze non ce ne sono. Anzi, una c’è: il carismatico allenatore italiano vuole salvare la sua squadra, e portare la Coppa svizzera in Ticino. Resterà, con magari la prospettiva di giocare in Europa? Sono domande alle quali nessuno, finora, ha saputo dare risposte. Ieri, però, durante la seguita trasmissione sportiva Fuorigioco, condotta su TeleTicino dal popolare giornalista sportivo Luca Sciarini, il presidente del Lugano Renzetti ha lanciato qualche frase sibillina (“Di sicuro, è un personaggio che mi dà fiducia, e anche molto ambizioso”). Intendiamoci, nulla di sconvolgente o di nuovo: ma la sensazione, per chi ascoltava, è che il boemo abbia espresso la sua intenzione di tornare su qualche panchina di Serie A.

La stagione non è stata semplicissima: al Lugano, in questo momento, manca anche un po’ di fortuna, visti i pesanti infortuni (soprattutto in retroguardia), che costringeranno il boemo ad affidarsi alle seconde linee, in un momento chiave della stagione. Ci sono state polemiche giornalistiche, specialmente qualche settimana fa, in occasione delle bruttissime sconfitte contro Sion e Young Boys: certo, nulla a che vedere con le pressioni mediatiche alle quali è stato sottoposto il tecnico a Roma, per esempio. La stampa sportiva svizzera è competente, ma difficilmente va sopra le righe, ed è lontana dalle esagerazioni peninsulari. I tifosi mugugnano, ma nulla a che vedere con certe follie che abbiamo visto qua. La società ha sempre difeso il suo allenatore: Renzetti, a volte anche con una certa decisione, non ha mai sconfessato il tecnico, da lui fortemente voluto. E allora, soprattutto se le cose andranno bene, perché Zeman dovrebbe andarsene?

La nostra impressione è che il boemo senta di avere ancora qualcosa da dire in un campionato più competitivo della Super League. Il Lugano ha fatto il suo: oggi, che manca è il supporto del territorio, come dice spesso il presidente Renzetti. Ci si augurava che la promozione, l’arrivo di un tecnico di grande carisma, avrebbero risvegliato l’interesse della ricca borghesia ticinese, convincendola a investire nella squadra, nel progetto della Cittadella dello Sport, creando un circolo virtuoso. Questo, per ora, non è avvenuto (e non solo in Ticino: ricordiamo le dichiarazioni sconfortate, lo scorso anno, della dirigenza del Thun, che pure aveva dalla sua un nuovo stadio, e la qualificazione in Europa). Zeman, probabilmente, pensava di poter contare su un apporto economico maggiore che, invece, non c’è stato, nonostante gli sforzi del massimo dirigente. Il pubblico, tutto sommato, ha risposto: ieri pomeriggio lo stadio era pieno, e ha sostenuto convinto la squadra sino alla fine. Ma non basta.

Secondo noi, il boemo pensava, inoltre, di trovarsi di fronte a un gruppo diverso: per molti dei suoi giocatori, invece, la Super League è un traguardo, e non un punto di partenza. In più occasioni, il tecnico ha detto che ai suoi uomini manca la “fame”, l’ambizione di voler giocare in tornei più prestigiosi: e sia la stampa, sia i tifosi, lo hanno in talune occasioni criticato aspramente per questo suo atteggiamento. La Svizzera, però, non è l’Italia: serviva forse un atteggiamento differente, da parte di Zeman?

Altra, annosissima questione, e molto più importante, riguarda il gioco. Per il boemo, si sa, il risultato è casuale, la prestazione no. Sono in molti i tifosi che imputano all’allenatore l’incapacità di essere duttile, di cambiare modulo durante la partita. La risposta è sempre la stessa: la squadra ha limiti tecnici individuali, ai quali si può sopperire con l’organizzazione di gioco. Abbiamo visto, quest’anno, in nome di questa filosofia, partite giocate davvero bene, soprattutto all’andata. La sensazione, per molti, è che con qualche pallone in più spedito in tribuna si sarebbe fatto meglio; noi, invece, pensiamo che la squadra abbia fatto ciò che poteva, e che l’inesperienza, che ha fatto perdere diversi punti, sia indipendente dalla tattica. Come mai questa esperienza non è stata acquisita? Forse è mancato qualche giocatore di peso in tal senso; di sicuro, un finalizzatore efficace. Ma, per portarlo a Lugano, servivano le risorse che il territorio, finora, non ha espresso.

In conclusione: il Lugano ha buone possibilità di salvezza: di sicuro, non dovrà chiedere favori a nessuno, e potrà rimanere nella massima serie, contando sulle proprie forze. La squadra sa di potercela fare, e tutti (pubblico, società, stampa) remano dalla stessa parte. Zeman può contare sul sostegno di società, tifosi e detrattori: per i processi, al massimo, ci sarà tutta l’estate. E chissà che, se la stagione avrà l’esito sperato, Renzetti non possa trovare l’aiuto auspicato. Proponendo al tecnico un nuovo progetto, più ambizioso. In fondo, i campi da golf del luganese sono davvero belli.