Giusto citando il film da Oscar del 2007, diretto dai fratelli Coen, si può spiegare e decriptare la straordinaria vittoria di Max Verstappen, al primo Gran Premio su una monoposto minimamente competitiva e soprattutto a soli 18 anni. Criticato proprio per l’età con cui la Toro Rosso ha deciso di consegnargli in mano le chiavi di una Formula 1, mentre il mondo non gli permetteva di scorrazzare con un’utilitaria per andare a fare la spesa, il fenomeno tascabile figlio d’arte ha sorpreso tutti, anche suo padre.
Ha vinto da veterano, ha vinto battendo a mani basse uno che il ruolo da veterano dovrebbe saperlo interpretare eccome, dall’alto dei suoi 36 anni; e invece Kimi è rimasto a guardare la naturalezza con cui Max ha messo la Red Bull sui binari di Barcellona per quasi 30 giri. Forse proprio qui sta la differenza, uno scarto che vale tutto o quasi: da troppi anni la Ferrari non punta su piloti giovani, da tempo immemore, poi, non si vedono piloti giovani e italiani su un sedile di Formula 1.
Manca la progettualità? forse. Manca la fiducia? sicuro. La Ferrari è lo specchio di un paese il cui riflesso ha delle rughe ben marcate, e mentre il resto del mondo o quasi gioca le proprie fiche sui talenti under 22, l’Italia va sull’usato sicuro che spesso e volentieri si rivela usurato. Verstappen è l’ultimo gioiello estratto dalla miniera Red Bull che a suo tempo aveva lanciato quello che oggi dovrebbe essere la punta di diamante della Ferrari e che invece si ritrova a fare la seconda guida dopo un avvio stentato. Sebastian Vettel ha vinto 4 mondiali in groppa al toro, ora fatica a vincere 4 gare in stagione, mentre Max arriva, prende le misure del sedile e poi la coppa più grande.
Nella logica, spesso e volentieri assente, di una scuderia di vertice è giustissimo puntare su piloti fatti e finiti, ma a Maranello si sono scordati da troppo tempo che una boccata d’aria fresca, a volte, fa bene. Eppure gli esempi McLaren con Hamilton nel 2007, Red Bull con Vettel nel 2009 avrebbero dovuto accendere una lampadina nella gestione dei sedili. Invece nulla, l’Academy Ferrari è un fantasma, la decisione di puntare per il terzo anno di fila su Räikkönen la risposta a chi ancora pensa che si punti sul futuro. La Formula 1 non è un paese per vecchi, l’Italia e la Ferrari sì.