Pazzesco, semplicemente pazzesco. È più di un’ora che mi arrovello su come iniziare questo pezzo e tutto quello che riesco a pensare è, appunto, che quel che ha fatto Higuaín Gonzalo, di professione centravanti, può essere definito solo “pazzesco”. Riesco a procedere solo per concetti basilari, tipo che trentasei gol sono tantissimi. Sono tanti per una stagione sola giocata su tre fronti con a disposizione una cinquantina di partite, sono quasi troppi considerando invece un solo campionato. E infatti non ci era mai riuscito nessuno.
Il record di Nordahl (35 gol nel campionato a girone unico del 1949/1950) durava da sessantasei anni. Considerando anche tutti i tornei nazionali disputati con delle formule diverse rispetto a quella attuale, Higuaín ha eguagliato il primato di Gino Rossetti, dimenticato bomber del Torino che firmò lo stesso numero di reti del Pipita ma in sole trenta partite. Tra il ’28 e il ’29, però, e su più gironi. Altri tempi, talmente lontani che viene quasi da dire che era anche un altro mondo, lontano parente del nostro, e che era un altro calcio. Ma a distanza di tre o quattro altri calci, però.
La semper fidelis Wikipedia ci dice che i primi sedici marcatori assoluti del nostro campionato (considerando tutte le forme possibili in cui s’è incarnata la Serie A in più di un secolo) provengono in gran parte da epoche lontane e, tra questi eletti del gotha del gol, ce ne sono solo due che hanno segnato record più recenti del 1959: Luca Toni e il Pipita. Per dare un’idea, sette dei magnifici sedici riportati dall’agile Wiki-tabella risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale. Se non è Storia questa.
Difatti, volendo sintetizzare il concetto, il buon Gonzalo s’è reso protagonista di un’impresa dal sapore antico, quasi fuori da ogni logica di tempo e di spazio. Sovrumana, praticamente. Del resto, guardando le sue assurde statistiche e medie realizzative (e non avendolo mai visto giocare se non in qualche polverosissimo filmato d’epoca) è esattamente questo che ho sempre pensato di Nordahl: un semidio scandinavo probabilmente imparentato con Thor che per qualche strana ragione ha deciso di dedicarsi al calcio. Del resto, quale essere umano può essere in grado di fare 210 gol in 257 partite di campionato (collezionate in sette anni e mezzo di Milan) arrivando in Serie A a 27 anni abbondantemente compiuti? Solo un semidio scandinavo con la potenza di un bulldozer di medio calibro negli scarpini, ovviamente.
E invece ecco che, oggigiorno, sotto i miei occhi increduli, un centravanti argentino di 28 anni osa porsi sullo stesso livello di una leggenda marmorea del nostro campionato, concedendosi anche il lusso di superarla e inscrivere il suo nome nell’empireo immaginario. Incredibile. Eppure è successo, ne siamo tutti testimoni.
Ora, quando è arrivato in Italia sapevamo tutti quanto Higuaín fosse forte (a parte i pazzi furiosi che lo hanno subito etichettato come “scarto del Real Madrid”. No, c’erano davvero, lo giuro! E forse qualcuno ancora c’è). Voglio dire, non si fanno 121 gol con la maglia delle Merengues per caso, giusto? Ed eravamo anche tutti contenti di poter ammirare un simile fenomeno in Serie A. Eravamo tutti pronti a scommettere che avrebbe fatto bene, andava giusto capito quanto. Ora abbiamo la tremenda risposta. Ma chi l’avrebbe anche solo vagamente azzardato in quell’ormai lontano 31 agosto 2013?
E pensare che Gonzalo dovette aspettare addirittura 160 minuti prima di poter assaporare la sua prima gioia in salsa partenopea. A Verona, peraltro, neanche al San Paolo. Eppure, riguardandolo adesso, in quel primo (e bruttino) gol, c’è già tutto il Pipita che vediamo adesso. L’Higuaín che inizia l’azione offensiva nella trequarti avversaria, l’Higuaín che taglia in diagonale da sinistra verso il centro (e il sempiterno primo palo) senza che nessun avversario riesca a seguirlo, l’Higuaín che cerca un tocco aereo e leggero col sinistro da solo di fronte al portiere – che, per inciso, la conclusione gliela blocca. Ma c’è anche l’Higuaín opportunista che ribadisce sveltissimo in rete il pallone che gli è rimasto lì con il destro e, se vogliamo, l’Higuaín fortunato (in quanto audace) e cinestetico che appunto si ritrova addosso il pallone perché è comunque arrivato al posto giusto nel momento giusto. Un Higuaín ancora snello, muscoloso, con il fisico asciutto e senza la panzetta che esibisce di recente (ah, la cucina napoletana!).
Però, forse, è proprio a quella pancetta che dobbiamo guardare per scoprire il segreto dell’Insaziabile Gonzalo. Le morbidezze ventrali del Pipita indicano una condizione fisica probabilmente inferiore rispetto a quella delle stagioni passate, eppure è proprio quest’anno che Higuaín ha sfoderato un rendimento monstre. Questo perché le molli grazie del centravanti partenopeo non significano altro che fiducia. In sé stesso prima di tutto ma anche nell’allenatore e nei compagni.
Non è infatti un segreto che il rapporto tra Sarri e il suo numero 9 sia ottimo e il tecnico toscano ha letteralmente costruito sull’argentino il suo Napoli da 82 punti. Allo stesso modo, pur essendo un attaccante fortissimo e quindi, per definizione, capace di inventarsi dei gol dal nulla, Higuaín ha beneficiato anche delle giocate dei compagni perché, per segnare 36 gol, almeno una ventina di palloni buoni gli sono arrivati. Lui ha creduto in loro e nella loro capacità di servirlo al meglio; i compagni gli hanno restituito il favore sotto forma di assist. Instaurato quindi questo particolare cerchio della fiducia, il buon Gonzalo è deflagrato a livello ultra-terreno, arrivando a un tale livello di autoconsapevolezza che lo ha portato a esibirsi in cose tipo questa, che poi è anche la sua ultima gemma dell’anno:
E adesso? Adesso niente, abbiamo un nuovo re del gol della Serie A in questo stranissimo anno in cui anche lo storico record di imbattibilità di Sebastiano Rossi – virtualmente insuperabile – è stato battuto dall’eterno Buffon (quindi forse potevamo aspettarci anche i fuochi d’artificio del Pipita. O forse no, ripensandoci, perché a ogni stagione basta il suo primato – semicit.).
Beh, però sappiamo cosa si fa quando qualcuno viene incoronato, no? Tendenzialmente andrebbe acclamato. E allora viva Gonzalo l’Insaziabile, Sovrano di tutti i cannonieri!