Home » Dov’è finita Basket City?

Sono iniziati i playoff della Serie A di basket. Clima bello caldo – nel senso più sportivo del termine – già a Reggio Emilia, dove va in scena la replica dell’ultima finale scudetto, coi vice campioni d’Italia già sul 2-0 e più di un piede in semifinale.

Ma, se resta interessante scoprire chi vincerà uno scudetto ultimo obiettivo raggiungibile da una truppa che ha toppato in Europa, un po’ di magone c’è: la Virtus Bologna è retrocessa in Serie A2, per la prima volta nella sua storia. L’avevamo già vista nella serie cadetta, vero; ma per problemi finanziari e non per i risultati sul campo: la via crucis stavolta è durata un campionato intero e sotto le due torri l’aria s’è fatta irrespirabile.

Quella che un tempo era Basket City ora è…Il suo fantasma. La passione resta quella, intendiamoci: si è Basket City in qualunque contesto, nei tornei estivi più belli d’Italia come negli sfottò a scuola e in ufficio il lunedì mattina. Solo che prima andavi a commentare Eurolega e playoff, ora no: per una Virtus che scende c’è una Fortitudo reduce da anni di sofferenza. Che è un eufemismo per odissea: illusione, vacche grasse, fallimento, sino al paradosso delle due Effe.

O forse no, era una: questione di codici, affiliazioni, di una curva che canta e che conta. Anni buttati pur di restare nelle proprie posizioni, settarismo un po’ ovunque: adesso la crisi pare rientrata e i playoff di A2 sono iniziati bene, ma resta l’insofferenza per uno scenario magro. Col sacrilegio di un pubblico come quello del Paladozza costretto alla cadetteria.

Ma torniamo alla Virtus. Cosa è mancato? Cosa s’è sbagliato? Tanto, di tutto. Ed è un discorso da allargare a tutte le big storiche del basket italiano. Per una Milano degna solo in parte del suo passato (e l’Europa?) c’è una Cantù che si tiene a galla e nulla più, e una Varese che alla soddisfazione della finale di FIBA Europe Cup ha accompagnato l’esclusione dai playoff. Manca all’appello chi ha scritto la storia del nostro basket negli ultimi 20 anni: Treviso e Siena in A2 insieme alle bolognesi, Roma si è addirittura auto retrocessa. Dove abbiamo sbagliato?

Innanzi tutto, siamo diversi. Campanilismo, particolarità locali; non abbiamo, soprattutto, le polisportive. Sono state un disastro quando allestite, o lo sono state per finta: divisioni e tifoserie separate tra tifosi di volley, rugby, basket.

Figurarsi mischiarsi col Dio Calcio, no: un po’ ci s’è messa la (presunta) diversità della pallacanestro rispetto al pallone, per il resto abbiamo fatto finta di non vedere. Finché c’era qualcuno per gli assegni, via: serie scudetto di altissimo livello (una proprio a Bologna), e poi a dettare legge in Eurolega.

Senza i colori del calcio, non nelle polisportive come a Barcellona e Madrid; con un sistema efficace in presenza del paperone di turno, terribile altrimenti. Anche perché in certe città insieme ai risultati sparisce anche il pubblico (vero, Roma?), e ti viene da chiederti chi te l’abbia fatto fare.

Visto dove vanno russi, turchi, spagnoli e ora anche tedeschi, abbiamo sbagliato tutto. Ma è proprio ora che alle grandi piazze, lontane dai palcoscenici che contano, tocca dimostrare amore per questo sport. Bologna su tutte: sia Basket City anche in A2 e il resto verrà da sé.