Editoriali

A… rrivederci

Oggi l’aritmetica e il Sassuolo hanno condannato il Frosinone alla retrocessione in Serie B, una sola stagione dopo la conquista della storica promozione nel massimo campionato. I ciocari si sono battuti con tutte le proprie forze per mantenere la categoria, ma non ce l’hanno fatta, abbandonando il salotto buono del calcio italiano, per il dispiacere di molti sportivi e per il malcelato godimento di pochi (citofonare Lotito e Perin).

L’espressione “a testa alta” è oggettivamente abusata, ma in questo caso sembra calzare a pennello per un manipolo di calciatori dalle doti tecniche mediamente modeste, ma dal grande cuore. In pochi avrebbero pronosticato la capacità dei canarini di arrivare a giocarsi la permanenza in Serie A sino alla penultima giornata, invece i ragazzi di Stellone sono stati capaci di regalare, quasi sino all’epilogo, una speranza ai propri tifosi.

Questo i sostenitori del Frosinone l’hanno capito e apprezzato, tributando ai propri eroi un applauso finale convinto quanto amaro, orgoglioso quanto malinconico, che ha riconciliato molti sportivi con il mondo del calcio. L’acclamazione del pubblico ciociaro alla squadra è stata così tanto efficace da aver spinto gli avversari di giornata (a proposito: stagione encomiabile dei neroverdi, attualmente addirittura al sesto posto davanti al Milan!) ad andare a congratularsi sotto la gradinata più calda del tifo frusinate, a coronamento di una giornata da libro Cuore.

Questa retrocessione, tuttavia, lascia più di qualche rimpianto, soprattutto se si pensa che il Frosinone ha saputo raccogliere diversi punti in circostanze all’apparenza proibitive, perdendo invece molte partite che sembravano alla portata degli uomini di Stellone sia prima del calcio d’inizio, sia a gara in corso. Il Palermo e il Carpi, che attualmente precedono i canarini in classifica, non sembrano avere qualità significativamente superiori, eppure hanno saputo racimolare qua e là quei punti che ora consentono loro di giocarsi la salvezza all’ultima curva.

Forse è proprio nel suo fortino che la squadra laziale ha perso qualche punto di troppo, nonostante un ambiente che ha sempre sostenuto, incitato e sospinto la formazione padrona di casa al Matusa. Se la dirigenza si dimostrerà in grado di mantenere quanto di buono fatto da questi ragazzi, puntellando una rosa da non smembrare, siamo certi che il Frosinone il prossimo anno potrà giocarsi nuovamente la promozione, forte di una stagione passata in Serie A in cui i calciatori si sono fatti le ossa, senza essersele rotte.

Auguriamo al Leone di tornare presto a ruggire nella massima serie, perché il calcio italiano ha bisogno di piazze così calde, corrette e sportive… Arrivederci!

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Paolo Guaragna