L’anno del catenaccio
Due squadre molto diverse accomunate da una filosofia di gioco simile. Sto parlando dell’Atlético Madrid di Diego Simeone e il Leicester di Claudio Ranieri, protagonisti indiscussi degli ultimi giorni: se l’impresa degli inglesi era praticamente impossibile da pronosticare, in pochi avrebbero però scommesso sui Colchoneros nuovamente in finale di Champions, proprio come due anni fa. La possibilità concreta che possa esserci una rivincita di quell’incontro, inoltre, deve aver caricato a mille la banda di Simeone che, come sempre, ieri sera è entrata in campo con il coltello tra i denti.
La verticalizzazione è un principio chiave di entrambe le formazioni e, proprio grazie a un contropiede condotto magistralmente da Torres e Griezmann, l’Atlético è riuscito a piegare la resistenza del Bayern Monaco al termine di una partita che definire pazza è probabilmente un eufemismo. Sfortunati all’inizio gli spagnoli, i quali si vedono rimontare il gol di vantaggio dell’andata a causa di una punizione deviata: Oblak mette una pezza alla seconda distrazione di Giménez parando il rigore a Müller, non esattamente nella sua miglior giornata di sempre, poi ci pensa il solito Griezmann a far rimettere la testa avanti all’Atletico.
Linee di passaggio completamente otturate, capacità di andare a raddoppiare il compagno in difficoltà, falli sistematici per spezzare il ritmo all’avversario e tante, tantissime perdite di tempo per far scorrere il cronometro più velocemente: sono soltanto alcuni degli accorgimenti tattici messi in campo da Simeone per piegare la resistenza di una squadra oggettivamente più forte sotto molti punti di vista. Ma il bello del calcio è proprio questo: sacrificio, voglia di lottare su ogni pallone, cinismo e un po’ di fortuna possono bastare per sovvertire il pronostico di una doppia sfida a dir poco complicata. Nel finale di partita, poi, c’è tutto lo spirito dell’Atlético: rigore generoso assegnato ai biancorossi, Torres sbaglia e il finale diventa incandescente, con Oblak bravo a deviare un tiro deviato a pochi metri da lui.
Stili di gioco simili, allenatori completamente differenti: uno molto sopra le righe, sanguigno, spesso ai limiti del regolamento, con qualche atteggiamento irriverente anche nei confronti dell’avversario. Molto più calmo e pacato, invece, Claudio Ranieri che si è perfettamente immerso nello spirito british: da estimatore di Diego Simeone, però, ritengo sia sufficiente che a “buttarla” in rissa siano i suoi calciatori, e l’allenatore deve sì essere coinvolto emotivamente nella partita, ma senza eccedere in comportamenti irrispettosi nei confronti dell’avversario o del quarto uomo, come avvenuto nei minuti di recupero. In finale, probabilmente, avverrà la stessa cosa: e sono sicuro che in casa Atlético, nonostante il Manchester City sarebbe probabilmente un avversario più semplice da affrontare (ha meno esperienza internazionale), in molti stasera tiferanno Real Madrid per iniziare ad assaggiare il sapore della rivincita.