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Formula 1: qualche considerazione sul GP di Russia

Si è chiusa la quarta tappa del Mondiale 2016 di F1, una gara che per certi aspetti ricorderemo, per altri no. Si è corso in Russia, per il terzo anno consecutivo. Andiamo a vedere quali spunti di riflessione possiamo estrapolare da quest’ultimo GP.

1) Rosberg si è dopato. E no, è giustamente una provocazione. Quattro vittorie in altrettante gare, 100 punti in classifica, 43 in più del suo compagno di squadra (secondo nella generale). Ha stracciato la concorrenza in pista, dal primo chilometro corso in questa stagione. Le telecamere si sono spesso dimenticate di lui, ormai appartenente a un altro pianeta, a un’altra partita. Lo spettacolo, lui, non lo regala, perché attorno ha sempre il vuoto, doppiaggi a parte. Quest’anno Hamilton ha avuto molti problemi tecnici e sembra che il tedesco (di finniche origini) gli abbia rubato la scritta da mettere sul parabrezza (e che fino all’anno scorso il britannico poteva mostrargli tranquillamente), stile autotrasportatore: “La tua invidia è la mia forza“.

2) Vettel-Kvyat. Trent’anni fa sarebbe finita a scazzottate, oggi se la giocano con i microfoni e le parole al vetriolo. Il ferrarista ha un ritardo al netto di due interi GP, rispetto al resto della truppa: non ha percorso neanche un giro in Bahrain e, appunto, a Sochi. In Cina un incidente al via aveva compromesso la sua gara, poi ridimensionata dall’ottima rimonta. Incidente da lui stesso causato, che ha danneggiato pesantemente la gara del compagno di squadra Räikkönen e che rischiava di minarne l’ottimo rapporto. E allora se l’è presa con l’incolpevole Kvyat, autore (secondo Vettel) di averne provocato l’errore con una manovra azzardata, quando invece stava solo sorpassando lecitamente (che peraltro è il suo mestiere). Arrivati in Russia ci ha pensato Hamilton, durante le Prove Libere, a far stizzire il rampante pilota della Red Bull che ha gridato vendetta per la gara. Solo che in gara Kvyat ha deciso di sfogare la sua rabbia con il posteriore di Vettel, tamponandolo per due volte in 300 metri (quasi un record), e buttandolo fuori pista. Vedendo il tedesco a muro in molti avranno pensato: ” Se in Cina se lo voleva mangiare per niente, adesso cosa gli farà?”. Fortuna che non ci è dato sapere.

3) Meno male che in Spagna dovrebbero arrivare delle novità tecniche per la Ferrari. Perché con il motore non ci siamo, non ancora. Anzi, è sembrato di tornare indietro di una stagione, con la superiorità disarmante della potenza del propulsore Mercedes. Con la controprova delle Williams “ritrovate” e di performance nettamente migliori su un tracciato che veloce non si può proprio definire.

4) Räikkönen è un finlandese anomalo, mettiamola così. Non aggiungiamo altro.

4) Che noia. Il GP è letteralmente finito intorno al giro 20 di 53. E cioè al primo turno completo di pit-stop. Poi il nulla. I primi 5 non hanno più battagliato tra loro, non sono mai stati a meno di 7 secondi gli uni dagli altri. Una sola sosta e via con la monotonia. Purtroppo non c’è più neanche l’adrenalina della poca affidabilità: piloti robot e macchine indistruttibili.

5) Red Bull: come rovinare lo splendido lavoro fatto in Cina con la scelta quanto meno scellerata di portarsi in Russia solo 2 set di gomme soft (banda gialla). Risultato? Kvyat (con le Medium) battagliava con la Manor di Wehrlein.

6) Va bene la sicurezza dei piloti (ci mancherebbe) ma la ghiaia è diventata un minerale protetto? Vanno bene le vie di fuga ampie, ma il cemento fuori pista no. Se sbagli devi essere costretto quanto meno a rallentare.

7) Menzioni speciali al sesto posto di Alonso e al settimo di Magnussen. Al primo perché è riuscito a ottenere più del massimo dall’ex “trattore” McLaren, al secondo perché ha fatto lo stesso con una monoposto molto poco sensata come la “gialla” Renault.