È il loro momento di gloria e, se permettete, anche quello di chi ama il calcio e le emozioni genuine. Non si può restare indifferenti, infatti, dinanzi all’ennesima bella storia che questo sport ci sta regalando. Perché di bella storia si tratta, non ci sono dubbi. Il Crotone è promosso in Serie A, per la prima volta dal 1910, più di un secolo fa, anno di fondazione della società calabrese.
Dopo Carpi e Frosinone, dunque, ora tocca a un’altra piccola realtà (Crotone conta circa sessanta mila anime) fare il grande salto nell’Olimpo del calcio italiano. Fra qualche mese all’Ezio Scida giocheranno i campioni d’Italia della Juve e le altre sorelle italiane. Claudio Lotito se ne farà una ragione, lui che un anno fa, senza troppa vergogna, non aveva nascosto il suo dispiacere per la promozione in A di due squadre che avevano un bacino d’utenza di gran lunga inferiore rispetto ad altre.
Eppure, il calcio non può essere vilmente ridotto a una pura questione di soldi e diritti tv. Il calcio è anche altro, soprattutto altro: è competenza, capacità tecnica e tattica, gioco di squadra e passione. E il Crotone, per questo, merita la Serie A. Perché i fratelli Vrenna hanno allestito una squadra che è un mix di esperienza e freschezza atletica, il tutto, con fondi non certo da sceicchi arabi. E hanno dato le chiavi dell’utilitaria, ora diventata macchina di lusso, a un allenatore giovane e preparato come Ivan Jurić.
Già, proprio l’allenatore, che a conti fatti è il vero protagonista di questa cavalcata trionfale, il primo ad avere a cuore i colori dei Pitagorici, perché ha giocato con la maglia rossoblù dal 2001 al 2006, assaggiando anche la polvere dell’allora Serie C. Jurić ha assemblato una squadra capace di sbaragliare la resistenza, ha sorpreso tutti (alzi la mano chi si aspettava la promozione del Crotone alla vigilia del campionato) e ha messo in mostra un calcio divertente, a tratti spumeggiante, mettendo in risalto le caratteristiche dei suoi giocatori.
Esperienza, qualità e freschezza atletica, dicevamo. Perché fra i protagonisti di questo Crotone ci sono alcuni vecchietti alla riscossa come Cordaz, Claiton e Palladino, e giovanotti terribili come Yao, Balasa, Capezzi, Pol García, Stoian, Ricci, ma soprattutto Ante Budimir, spilungone croato di 1,90 m, che con i suoi 16 gol ha trascinato i calabresi all’exploit promozione.
Alle spalle del Crotone, una serie di società economicamente più forti, come la corazzata Cagliari (che comunque, salvo clamorosi colpi di scena, centrerà la promozione diretta nella massima serie), il Bari, il Pescara, il Cesena e la stessa Salernitana di Lotito, impelagata in una pericolosa lotta per la salvezza. Come nella più bella delle favole, il Crotone ha iniziato la sua scalata dal fango e dalla terra battuta della Promozione per arrivare nel calcio che conta. È la terza squadra calabrese a riuscire nell’impresa, dopo Catanzaro e Reggina. È il riscatto sportivo, sociale e se vogliamo politico di un’intera regione.
Dunque, un sincero bentornato alla Calabria e un benvenuto al Crotone, unito al nostro personale ringraziamento ai ragazzi di Jurić. Perché è anche per merito di queste storie dolci, destinate a esser raccontate negli anni a seguire, che il calcio è ancora così dannatamente bello.