L’Atlético ha colpito ancora. Con la solita partita di sofferenza, corsa e sacrificio, la formazione allenata da Diego Simeone ha superato la resistenza del Bayern Monaco, formazione differente sia per qualità in campo che per caratteristiche di gioco. E le statistiche a fine partita confermano queste impressioni: 11 tiri contro 20 dei bavaresi, 63% vs 87% di precisione passaggi, addirittura 159 passaggi completati dall’Atletico contro lo spaventoso 614 dei tedeschi. Leggendo soltanto questi numeri sembra scontato il risultato della partita, in realtà l’Atletico ha rischiato anche di raddoppiare con Torres, al termine di un’azione che avrebbe probabilmente fatto crollare per la seconda volta l’Estadio Vicente Calderón.
A questo livello sono i campioni a fare la differenza, e stavolta ci ha pensato un classe 1994, Saúl Ñíguez, a realizzare quello che potrebbe essere candidato tranquillamente al gol dell’anno, per bellezza e importanza dello stesso. Uno slalom d’altri tempi, complice una difesa avversaria troppo morbida e poco aggressiva, e un sinistro che ha baciato il palo alla destra di Neuer prima di depositarsi in rete. Questa prima sfida ha evidenziato gli stessi problemi di tenuta difensiva del Bayern emersi contro la Juventus: Javi Martinez non è un difensore presentabile a questi livelli ma, in generale, è l’organizzazione difensiva nel complesso a sembrare deficitaria nello scacchiere di Guardiola.
Se l’occasione principale per il Bayern – che schierava contemporaneamente in campo Lewandowski, Coman, Douglas Costa e calciatori abili nell’inserimento come Vidal e Thiago Alcantara – è capitata sui piedi di Alaba, con una sassata da trenta metri, evidentemente qualcosa si è rotto negli ingranaggi della formazione di Guardiola: così come l’ingresso di Robben e Muller, quest’ultimo decisamente tardivo, non ha spezzato in due la partita come avvenuto, per esempio, contro la Juventus, match in cui i cambi si rivelarono decisivi.
Il discorso qualificazione è tutt’altro che chiuso, questo è sicuro. Ma se era prevedibile che l’Atlético fosse probabilmente la squadra peggiore possibile da pescare per il Bayern, adesso Guardiola ha una brutta gatta da pelare: continuare a giocarsela in questo modo, rischiando di sbattere contro il muro eretto da Godin e compagni, oppure passare al piano B e sfruttare maggiormente le palle alte, sistema con cui i bavaresi hanno rimesso in piedi l’incontro con i bianconeri?