Grande Torino nel nome e nel cuore
Un semplice atto burocratico. Un cambio di denominazione, banale quanto (nel 99% dei casi) poco interessante, figuriamoci in sede di commento ai fatti sportivi. Ma anche un gesto simbolo, un cambio di rotta da parte di una città che vive lo sport in una doppia dimensione: da una parte l’ora e adesso e dall’altra – visibile e da osservare col petto in fuori – la sua storia, i suoi eroi e le loro gesta.
Torino città sportiva e luogo capace come pochi altri di ricordare. Dal sempre vivo ricordo della strage dell’Heysel a corsi, piazze e vie dedicate agli eroi delle sponde bianconere e granata del pallone; da una non celata voglia di organizzare e mettersi in gioco (Giochi Invernali 2006, il pre-olimpico di basket quest’anno, il ritorno nella A della palla a spicchi, col recupero del patrimonio storico e memoriale dell’Auxilium) a gesti e atti che questa storia la vogliono onorare:.
Ultimo ma non per questo meno importante il cambio di denominazione dell’impianto in cui gioca le sue gare casalinghe il Toro. Che non ne è proprietario ma da oggi lo sentirà ancora un po’ più “suo”, e non solo per il trasloco dei cugini allo Juventus Stadium: l’Olimpico è diventato Stadio Olimpico Grande Torino ed è un nome che rispolvera – ce ne fosse stato bisogno – una delle più grandi squadre e vicende (anche tragiche) vissute dall’uomo da quando in Inghilterra è stata codificata quella cosuccia chiamata calcio, restando comunque viva e attuale l’esperienza dei Giochi del 2006, pietra miliare nella storia passata e recente del capoluogo piemontese.
Non è diventato (né mai diventerà, a rigor di logica…) lo stadio del Torino in quanto proprietario, ma ora i granata hanno definitivamente una loro casa. Adesso alla società di Urbano Cairo – presidente amato/odiato dalla piazza, ma indubbiamente devoto agli Invincibili – non resta che guadagnare in concretezza e stabilità nei prossimi campionati. Cementare la propria posizione nella metà sinistra della classifica di Serie A, magari guardando verso l’alto.
Senza vertigini, consapevole di essere la più piccola – albo d’oro degli ultimi 40 anni alla mano – delle grandi, o la più grande delle piccole. Ma con la testa anche all’Europa, per ripetere il viaggio del 2014-2015, quello splendido ottavo di finale di Europa League.
Con l’Olimpico…Pardon, l’Olimpico Grande Torino pieno, festante, granata e fiero ora anche nel nome: vuoi mettere portarlo in giro per l’Europa?
Ne siano degni i calciatori, se non nelle gesta (non osiamo) almeno in voglia, onore e abnegazione: tutta Italia ha stadi dedicati a quegli eroi e ora Torino li ha rimessi in campo tutti assieme. Nel nome e nel cuore.