Lo ammetto, sono uno di quelli che al gol di Marco Reus ha pensato che oramai, per il Liverpool, fosse bella che finita. A tal punto quasi da cambiare canale, e tornare al tran-tran serale fatto di articoli, notizie, MondoPallone. Sia chiaro: non tifavo per i Reds; semplicemente, mi stavo divertendo, e il gol dell’1-3 tedesco è sembrato più che una minaccia alla personale parentesi serale di esaltazione calcistica.
Invece no. Invece, Jürgen Klopp. Perché già, soprattutto suo è il merito della serata pazzesca di Anfield. Soprattutto sua è la vittoria finale, con un Liverpool capace di reagire, rimontare, vincere. Già, Klopp. Attore silenzioso ma protagonista, leader di un gruppo che ha saputo trasformare la propria identità in corso d’opera, e trovare il coraggio di reagire, e la forza di agire.
E vincere, alla fine, una partita che rimarrà negli annali del calcio europeo. Perché ditemi chi di voi non ha sentito un brivido correre lungo la schiena nel momento in cui Lovren l’ha spinta in rete, di testa, sotto una Kop che urlava “You’ll Never Walk Alone”, su quel cross dalla destra di Milner reso perfetto dal Destino. Perché – io ne sono convinto – ci sono casi nel calcio, nella vita, in cui c’è una Forza superiore che ti fa andare meglio le cose, quella Forza che trasforma un pallone gettato a occhi chiusi in area di rigore in un’occasione, anzi, L’occasione per vincere la partita.
Una squadra forte, spinta da un pubblico enorme, sa sfruttarle queste occasioni. Liverpool, per una sera, è tornata a risplendere, e chissenefrega se in Premier League c’è quel Leicester che sta facendo divertire l’Europa. Per una sera, Klopp ha beffato il suo passato con lo scherzo più bastardo che gli potesse confezionare. Ha accolto l’ex fidanzata nella casa in cui vive con la moglie, e dopo avergli offerto una cena meravigliosa, tête-à-tête, le ha messo il veleno nel caffè.
Freddo. Lucido. Klopp, anzi: “The Klopp”, un monumento, una sorta di statua da venerare eretta all’interno di Anfield. Lui, capace di far capire l’essenza del calcio vero, quella che ti impone di crederci sempre e non mollare mai; lui, in grado di trasformare il carattere di una squadra da sicura perdente a clamorosa vincente. Loro, la Kop, che sono anni che lo giurano di continuo: “non camminerete mai da soli”; e ieri sera, già, anche il Borussia l’ha imparato a sue spese. E l’Europa lo ha ricordato ancora una volta che quella, no, non è solo una canzone.