Ma come, dove siamo?
Utilizziamo la celebre frase di Alberto Malesani, famosissima oramai, per iniziare in maniera ironica un discorso che però, di ironico, ha veramente poco. Non vogliamo parlare di calcio, ma di giornalismo, stavolta. Scritto volontariamente con la g minuscola.
Questo editoriale sarà un po’ diverso dagli altri; in queste righe non ci sarà spazio per il pallone che rotola, dicevamo; ci saranno ambizioni, speranze, e anche una grande, quasi folle richiesta di spiegazioni, volta a voi, là fuori, che pensate che il Giornalismo (quello vero, scritto con la G maiuscola) sia morto oramai, o al massimo moribondo, e che perciò ritenete giusto che qualcuno, prima o poi, gli dia il colpo di grazia.
Fidatevi, non è semplice spiegarvi tutto in poche righe. Già: poche righe, perché altrimenti il lettore si stanca e preme la “x” in alto a destra; oggi il lettore ha la puzza sotto al naso, oggi il lettore è esigente, è acido, frenetico, nervoso. Oggi si critica tutto, si scherzano gli ingenui su Facebook, si replica in modo saccente su Twitter, sperando di occultare in questo modo quella problematica sociopatia che rende il mondo social un mondo maledettamente solo.
Ma non divaghiamo; di giornalismo e Giornalismo dobbiamo parlare, e facciamolo allora. Facciamolo chiedendo semplicemente dei perché.
Il primo è rivolto a te, Ordine dei Giornalisti. Che esisti ma non agisci. Che pretendi ma non dai. MondoPallone è nato come blog ma si sta sviluppando, e lo sta facendo con grande serietà; ha voglia, passione, a breve farà il salto, iscrivendosi all’Albo. Ma quali benefici trarrà? Cosa cambierà dal passare da sito web a testata giornalistica? No, non ci interessa nulla del blasone: non ci gonfiamo il petto di aria sporca noi; ci piace quella pulita, fatta di ossigeno e sostanza. E la sostanza è fatta di controlli seri, di pari opportunità, di concorrenza leale. E questi tre punti si racchiudono in una richiesta di meritocrazia, volta a premiare chi unisce passione e qualità rispetto a chi predilige la quantità e l’inganno. Perché senza qualità non hai vera informazione, e la cattiva informazione… già, inganna il lettore. Cosa che un Giornalista non fa, ma tanti giornalisti, oggi, fanno quotidianamente, mossi dal sapore di quelle offerte pay-per-click che trasformano testate giornalistiche (sì, testate giornalistiche. Molto più dei blog) in bancarelle appiccica-banner.
Il secondo è per te, cara società sportiva. Tu che accrediti allo stadio pretendendo la tessera dell’Ordine di cui sopra, senza poi accertarti che gli accreditati facciano o meno il proprio lavoro. Noi, che ancora non siamo né testata registrata né, per la maggior parte, possedenti tesserino, abbiamo ricevuto in questi anni un buon numero di porte chiuse in faccia, nonostante ogniqualvolta abbiamo avuto l’onore di entrare in tribuna stampa (comunque parecchie, sia chiaro: sia in Italia che all’estero) lo abbiamo fatto solo e soltanto per lavorare. E guardandoci attorno, abbiamo notato tanta desolazione: giornalisti che si trasformano in tifosi nei 90 minuti della partita, e che ricordano il geometra Calboni a Courmayeur nel pre, nel post e all’intervallo, con saluti maestosi a destra e a manca volti a racimolare grossolani “contatti utili”. Dando il “tu”, magari, a gente di cui cinque minuti prima si è sparlato con quello seduto nella fila di sotto. Meraviglioso. Davvero. E fidatevi che tutto ciò è reale. E triste. Perché gli accrediti dovrebbero servire solo per garantire un lavoro migliore a chi ha l’onore di poter descrivere ciò che vede. Non per far entrare gratis chi ha voglia di passare un pomeriggio allo stadio.
Il terzo, e ultimo, “perché” (diventa troppo lungo l’articolo, altrimenti!) è rivolto a te, lettore. Tu che hai le tue abitudini, e che vivi della tua quotidianità, dei tuoi gusti, delle tue passioni. Tu devi saper scindere, devi saper distinguere tra g e G, tra giornalismo e Giornalismo. Non è una tessera, purtroppo, che al giorno d’oggi fa la differenza, seppur siamo i primi che sperano che torni presto a farlo. Oggi siamo circondati da notizie, siamo immersi nel mare delle informazioni, e spesso possiamo cadere nel tranello di credere vero ciò che non lo è. Preziosissimo, dunque, saper fare filtro, e imparare a capire cosa è di qualità e cosa non lo è. Cosa si basa su regole sagge, antiche, volte a garantire un servizio limpido e utile, e cosa invece si costruisce su futili ovvietà moderne, sbrigative, volte a rendere il mondo più veloce, più dinamico, di conseguenza molto meno accurato.
Ecco: MondoPallone non sarà mai fatto di fretta. MondoPallone non correrà mai dietro ai clic, e non sarà mai una bancarella. Certo, ce l’abbiamo anche noi pubblicità, com’è ovvio che sia: dobbiamo pur mantenerci, e le spese sono parecchie. Pensiamo però che tutto vada fatto a rigor di logica, e in medias res. Raccogliamo notizie da internet, le approfondiamo, le sviluppiamo, articoliamo le idee. Attingiamo dal web nei limiti del possibile per raccontare ciò che succede in giro per il mondo, facendolo in un italiano il più possibile semplice ed elegante. Proviamo a distinguerci, sapendo purtroppo di non essere così popolari. Peccato. Perché finché sarà così, vorrà dire che il mondo preferirà godere delle apparenze, e mettere da parte la ben più gustosa sostanza.
In conclusione, la differenza tra giornalismo e Giornalismo è… piccolissima. È un dettaglio, è una semplice maiuscola. Ma sono sempre loro dopotutto, i dettagli, a fare la differenza.