Estero

Lugano, pronti a ripartire

La Svizzera non è l’Italia, nel bene e nel male: e così, dopo una domenica sera rovente, la temperatura, attorno al Lugano, si sta decisamente raffreddando. Ieri, sul proprio sito, la società ha rivolto ai tifosi l’invito a rimanere vicini alla squadra, ricordando che, cifre alla mano, la salvezza resta un’ipotesi più che concreta, oltre all’obbiettivo massimo che ci si era prefissati a inizio stagione.

Domenica, dopo la partita, il presidente del Sion Constantin, uomo di calcio tra i più rappresentativi in Svizzera, al microfono di Luca Sciarini di TeleTicino, aveva detto, oltre al fatto che, a suo parere, il Lugano ha ancora ottime possibilità di salvarsi, che serviva, dopo una sconfitta del genere, una presa di posizione del massimo dirigente. E, infatti, Angelo Renzetti, che domenica si era allontanato dalla tribuna senza voler rilasciare dichiarazioni, ieri ha parlato con i giornalisti della RSI.

Il presidente bianconero è apparso ancora amareggiato, ma dal tono di voce, e dalle parole, si è capito che ha fatto la scelta giusta a dormirci sopra una notte, prima di parlare: “Sono arrabbiato e deluso, ma rabbia e delusione non portano da nessuna parte. Serve rialzarci. Abbiamo una squadra fragile e il campo ce lo dice, perché da un momento all’altro possiamo fare un errore, e subire un gol. Il Sion, squadra esperta, ci ha aspettato, e ci ha fatto neri. Ora serviranno modestia e, soprattutto, la convinzione di tutti che la salvezza è ancora possibile.”

E Zeman? Non è piaciuto a molti addetti ai lavori il gesto dell’allenatore di allontanarsi senza rilasciare dichiarazioni; un gesto comprensibile, tutto sommato (soprattutto al lunedì, quando le emozioni e la frenesia del dopo partita, per i cronisti, scemano) ma qua è stato inatteso, soprattutto perché non vi erano tensioni precedenti con la stampa, con la quale i rapporti sono (e restano) buoni. Renzetti ha comunque voluto sgombrare il campo da equivoci o, peggio ancora, dalle voci che, inevitabilmente, si alzano in questi casi: “Zeman è assolto a prescindere. È una persona ambiziosa, un professionista che ha un curriculum e al quale, davanti a certe situazioni, crolla addosso tutto. Quindi lo giustifico a prescindere.” Il tutto, quindi, con buona pace di gufi e detrattori del boemo, numerosissimi, soprattutto, oltreconfine.

Si è parlato molto di Lugano, ovviamente, anche nel salotto di Fuorigioco, la seguita trasmissione sportiva del lunedì, condotta da Luca Sciarini. Ospite, come sempre, l’indimenticato attaccante elvetico Kubi Türkyilmaz (giocò in Italia, come molti ricordano, nel Bologna degli anni ’90, segnando 24 reti in tre stagioni, con un passaggio, a fine carriera, anche nel Brescia). L’ex centravanti di Servette, Galatasaray e GCZ, ha auspicato maggior tutela dello spogliatoio da parte della società e dell’allenatore: la squadra è giovane, e fragile dal punto di vista caratteriale.

Inoltre, sono stati fatti molti innesti in questa stagione; la figura, enormemente carismatica, dell’allenatore, uomo difficilmente messo in discussione, probabilmente li mette, talvolta, in difficoltà. Sono così risuonate le parole del portiere Russo (oggi all’Aarau): “Quando perdiamo, hanno perso i giocatori; quando vinciamo, ha vinto Zeman.” Parole ingenerose, magari, e dettate dal nervosismo per aver visto in discussione il proprio posto da titolare. Nei fatti, anche dopo la vittoria di Zurigo, il boemo non si era tirato indietro, quando si è trattato di dare meriti alla squadra.

Molto partecipati, anche, i tradizionali sondaggi: nonostante l’attenzione, in questi giorni, vada più che altro alla squadra di hockey su ghiaccio, impegnata nella finale del massimo campionato contro il Berna, in molti hanno risposto alle domande della redazione, anche sui temi calcistici. Sulla responsabilità per la situazione attuale, il pubblico si è diviso al 50% (per metà colpa di Zeman, per l’altra metà dei giocatori). Il dato confortante, però, è che la maggioranza (seppure non bulgara: 55 contro 45) crede nella salvezza dei bianconeri. Il pubblico, come abbiamo scritto, è in maggioranza al fianco della squadra, e non mette in discussione impegno e passione del presidente, e di gente, allo stadio, ne viene: un capitale di passione che non va assolutamente disperso.

Insomma: siamo pur sempre in Svizzera, dove la cultura (molto simile a quella lombarda: e, del resto, il dialetto è del medesimo ceppo) è lavoro e impegno, contrapposti alle lamentele. Certo, in Ticino, tradizionalmente, si discute e si polemizza; però, ci si trova sempre d’accordo su due massime: pancia a terra e pedalare la prima, e ci si crede fino a quando ci sono possibilità, la seconda. La squadra, si è detto dopo domenica, in fondo, in più occasioni, ha dimostrato di saper giocare a calcio, pur con i limiti tecnici di molti dei suoi elementi. Alcuni giocatori, probabilmente, sono in un periodo di scarsa forma, ma ci sono alternative.

Sabato, a Berna, sarà durissima con gli Orsi di Hütter, squadra con giocatori buoni tecnicamente, come l’attaccante francese, nativo dell’isola La Réunion, Hoarau, e soprattutto molto determinata dal punto di vista fisico. Però, all’andata, vinsero i bianconeri: come dire, che nessun risultato è precluso. Oggi, i ticinesi riprendono gli allenamenti, e per sabato nessun giocatore è stato fermato dal giudice sportivo: venerdì, vedremo quali saranno le notizie dall’infermeria, sopratutto per quanto riguarda Mattia Bottani. Karim Rossi, infortunatosi alla prima partita con il Vaduz, ha invece ripreso a correre, ma non ci sono ancora tempi certi sul suo rientro in squadra.