A Lugano, hanno perso la squadra e Zeman, ma non il pubblico
A fine partita, a Cornaredo, gli animi di molti, soprattutto a livello societario, erano piuttosto accesi. Ed è più che comprensibile, tenuto conto delle proporzioni della sconfitta odierna (0-6, come potete leggere qua). Tuttavia, al di là del punteggio (non è la prima volta che i ticinesi subiscono sconfitte con ampio scarto), hanno impressionato le modalità con le quali la sconfitta è arrivata. Leggerete, sulla nostra cronaca, che fino al primo gol il Lugano non aveva demeritato. La partenza, però, era stata al piccolo trotto per entrambe: i vallesani, squadra esperta, anche se oggi in formazione largamente rimaneggiata, spaventati probabilmente dalla bella prestazione dei ragazzi di Zeman a Zurigo, hanno iniziato con circospezione.
Tuttavia, quando hanno alzato il ritmo, si sono accorti che davanti a Valentini, oggi, ballavano i fantasmi. Sono bastati due affondi in cinque minuti per mettere in ginocchio i bianconeri; la seconda rete, siglata da Follonier, è stata, tra l’altro, piuttosto imbarazzante per la difesa della squadra guidata dal boemo. Nel tempo rimanente, i biancorossi hanno mandato la sfera in fondo al sacco del portiere ex Spezia altre quattro volte, e senza neppure spingere troppo sull’acceleratore. Insomma, una brutta giornata, sicuramente la peggiore da quando Zeman è alla guida della squadra elvetica.
Al fischio finale, l’aria in tribuna era palesemente caldissima. Il presidente Renzetti, scuro in volto, ha lasciato lo stadio senza parlare. Stessa cosa, per la prima volta in stagione, ha fatto il tecnico; mossa alla quale, a queste latitudini, non sono abituati. Ad affrontare i taccuini e le telecamere, a nome dei bianconeri, il capitano Rey: “Dopo una partita del genere non puoi dire niente. Preferirei stare zitto e andarmene sotto la doccia, anziché provare a trovare delle giustificazioni. Ci era già capitato di andare sotto di due gol in pochi minuti, penso a San Gallo, per fare un esempio. Ma, questa volta, non c’è stato alcun tipo di reazione: non c’eravamo né con le gambe, né coi piedi, né con la testa. Manchiamo di continuità, ma del resto è anche per questo motivo che siamo penultimi. Con prestazioni e risultati più costanti, in linea con le nostre partite migliori, avremmo certamente qualche punto in più. Ora, serve riposare domani e ripartire martedì, pensando alla partita con lo Young Boys.”
Insomma, una brutta partita. Zeman è apparso molto nervoso, si è allontanato dallo stadio da solo, senza parlare. Non è quindi stato possibile chiedergli i perché di alcune scelte tecniche, a livello di formazione, che hanno lasciato qualche perplessità negli addetti ai lavori, anche prima del calcio d’inizio (in molti pensavano di vedere Padalino e Urbano nell’undici iniziale, dopo la bella prova di entrambi a Zurigo contro il GCZ). A salvarsi dal naufragio, il greco Donis, che sta crescendo fisicamente, e ha dei buoni colpi in repertorio (è di proprietà della Juventus). In difesa, Veseli è stato l’unico a salvarsi, pur non essendo del tutto sufficiente. In mezzo, Rey e Piccinocchi ci hanno messo (soprattutto il capitano) impegno, ma sono naufragati sotto il peso del superiore centrocampo dei vallesani, al quale rendevano chili e velocità.
Ecco, la forma fisica. A microfoni spenti, alcuni giocatori ci hanno confessato di essere stanchi. Zeman aveva parlato chiaro, venerdì: le pause, per i suoi, sono deleterie, visto che interrompono i ritmi del lavoro, e fanno perdere concentrazione. La squadra è apparsa sulle ginocchia dal punto di vista atletico, ed è una cosa che non ci si aspettava. Probabilmente, il lavoro di questi giorni non è stato del tutto metabolizzato, o forse i cinque giorni di sosta, per le vacanze pasquali, sono stati micidiali per la preparazione fisica dei ticinesi. Qualunque sia stata la causa di questa pesantissima sconfitta, servirà porre rimedio: sabato prossimo, il Lugano sarà allo Stade de Suisse di Berna, la “Tana degli Orsi.” A farle compagnia, la squadra di hockey su ghiaccio che, dopo l’incontro di calcio, sarà impegnata nella quarta partita della serie delle finali per il massimo campionato elvetico: la Lugano sportiva, insomma, avrà il cuore nella capitale federale, il prossimo fine settimana.
Ecco, il pubblico. Questo pubblico, a noi che pure in vita nostra di partite (e di stadi) ne abbiamo viste tante, ci ha sorpreso. Piacevolmente. Dopo lo 0-6, nessuna contestazione, anzi qualche timido applauso dalla tribuna: sono scene alle quali, nella Penisola, non siamo abituati. Abbiamo visto dei giocatori, a fine partita, fraternizzare con alcuni tifosi che li avevano attesi, non per contestarli, ma per incoraggiarli. Abbiamo gustato, in tribuna, le torte che le mamme dei ragazzi del settore giovanile preparano per i tifosi, in modo da offrire poi il ricavato per sostenere il lavoro di chi si occupa dei loro ragazzi. Insomma, passione, semplicità, rispetto. Lo diciamo, a tutti quelli che ci leggono, e soprattutto alla squadra, e all’allenatore: queste persone, non meritano di retrocedere. E noi, che pure non siamo tifosi, e siamo addirittura cittadini di un altro Stato, non possiamo che augurarci che, alla fine, si possa festeggiare, tutti insieme, la salvezza. Prima di salire sul treno per Zurigo, al fianco di una città impegnata a rincorrere un grande sogno.