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Il Gran Premio del Bahrain nella storia: il marchio di Schumacher

Il circuito di Manama, in Barhain, in questo fine settimana farà da sfondo alla seconda gara della stagione di Formula 1. Inaugurato nel 2004, su progetto di Hermann Tilke, domenica festeggerà la sua dodicesima edizione. Nel 2011 infatti, a causa di tensioni politiche a oggi non completamente risolte, la competizione venne annullata dai vertici della Federazione, per tornare in calendario l’anno seguente. Divenuto ormai una tappa consueta del Mondiale, il Gran Premio del Bahrain rimane soggetto a misure di sicurezza elevatissime, ma spicca soprattutto per alcune singolarità che lo rendono unico nel calendario.

Fu la prima nazione del Medio Oriente ad aprire le porte alla Formula 1 e proprio la sua collocazione, così prossima al deserto, ha costretto gli organizzatori a predisporre una serie di adattamenti e sistemazioni che limitassero i naturali effetti climatici. Per contrastare gli effetti della sabbia, costantemente trasportata dal vento, il manto stradale viene ricoperto di uno strato di spray adesivo, su cui la ghiaia scivola senza rovinare l’asfalto. In occasione del suo primo decennale, nel 2014, si è assistito a un cambio di orario, con lo spostamento della gara in notturna, come ad Abu Dhabi. Una scelta che, oltre a garantire ai piloti una migliore condizione rispetto al caldo diurno, ha permesso alle monoposto di non soffrire eccessivamente le alte temperature. Sul podio, infine, i piloti non festeggiano stappando il tradizionale champagne, ma utilizzano il Waard, una bevanda locale a base di acqua di rose, nonostante la vendita degli alcolici sia legale in Bahrain, al contrario di altri stati mediorientali.

Al debutto, nel 2004, le scuderie dovettero fronteggiare il problema della calura pomeridiana che, mista alla difficoltà delle sue curve e dei suoi rettilinei, resero il circuito uno dei più difficoltosi del calendario. La maggior parte dei team scelse di sperimentare nuove soluzioni aerodinamiche con particolari attenzione agli alettoni. Fin dal venerdì fu la Ferrari, con Michael Schumacher e Rubens Barrichello, a imporre il proprio marchio, seguita dalla BAR-Honda di Jenson Button, vera rivelazione della stagione. Il sabato confermò il dominio delle Rosse, con le Williams di Juan Pablo Montoya e di Ralf Schumacher in terza e quarta posizione e le BAR-Honda di Sato e Button a chiudere il sestetto dei primi.

La domenica celebrò un monologo della casa di Maranello, con il pilota tedesco che, scattato dalla pole position, agguantò subito la testa della gara e in pochi giri distaccò i rivali. Il compagno brasiliano lo seguì a poca distanza e le posizioni restarono invariate fino al traguardo. Alle loro spalle Montoya, terzo, attorno al 45esimo giro iniziò ad accusare un inconveniente al cambio che ne causò il rallentamento, fino a condurlo 13esimo, fuori dalla zona punti. Ad approfittarne fu Jenson Button, che potè festeggiare la conquista del terzo gradino del podio, mentre Jarno Trulli, su Renault, si tolse la soddisfazione di giungere quarto, sopravanzando il compagno Fernando Alonso, sesto. Il giapponese Takuma Sato, autore di un’intensa rimonta dopo un contatto con Ralf Shumacher, ottenne con il quinto piazzamento uno dei risultati migliori della sua carriera. In ricordo anche di questa vittoria, una delle tante della sua splendida carriera, la prima curva del circuito è oggi intitolata a Michael Schumacher.

Published by
Enrica Panzeri