Editoriali

Non facciamone un dramma

Potrebbe sembrare una provocazione, perché quando s’indossa la maglia dell’Italia non c’è nulla di amichevole. Specie se gli avversari sono i tedeschi, la rappresentativa con la quale c’è la più forte rivalità a livello europeo: per questo e altri mille motivi, non è mai facile accettare di prendere quattro gol dalla Germania, specie nell’ultima amichevole prima di una competizione ufficiale.

Fatte le dovute premesse, però, è palese come Conte avesse messo in preventivo una sconfitta simile: e da un certo punto di vista condivido anche la scelta di dare a tutti la possibilità di guadagnarsi direttamente in maglia azzurra – e non solo nel club – un posto a Euro 2016. Tanti cambi rispetto alla formazione contro la Spagna e, soprattutto, tanti gregari che in condizioni normali difficilmente avrebbero visto il campo: Darmian (nel ruolo di centrale), Acerbi, Thiago Motta, Montolivo, Giaccherini, Bernardeschi e Zaza non sono esattamente prime scelte nei rispettivi ruoli, ed è quindi normale che fatichino più del dovuto quando gli avversari alzano l’asticella a questo livello. In fondo Conte una mentalità vincente a quest’Italia sembra già averla data: non servono i risultati, o almeno non adesso, per dimostrare che chiunque abbia indossato la maglia azzurra durante questo mandato ha sputato l’anima pur di trionfare. Pazienza se i tedeschi ci hanno battuto dopo oltre vent’anni dall’ultima sconfitta, non era di certo oggi che si doveva fare risultato. Non con un’Italia così inedita e improvvisata, con tantissimi giovani in campo che hanno patito l’emozione della prima tra i grandi: in primis Bernardeschi, irriconoscibile rispetto a quello che a Firenze hanno potuto ammirare quest’anno.

Ripartire dall’ottima prestazione con la Spagna sarà il diktat che Conte imporrà agli azzurri quando si tratterà di partire in direzione Francia. Quell’atteggiamento, quella personalità e quella voglia di imporsi sugli avversari potrebbe permettere agli azzurri di compiere un’impresa che, al momento, sembra davvero improbabile perché il gap con le nazionali più forti è ampio. E ieri sera s’è visto: ma anche nel 2012 non eravamo di certo favoriti alla vigilia, eppure per arrivare in finale battemmo sia inglesi che tedeschi. Resta il rebus della prima punta, non solo perché manca un nome di spicco ma anche perché Conte non sembra aver chiare le caratteristiche del suo numero nove: uno alla Pellè per dare forza fisica oppure Ede (preferendo quindi qualcuno in grado di dare profondità alla squadra) passando per un centravanti atipico alla Zaza? In mancanza di gol certi sarà la difesa a fare la differenza, puntando sul blocco Juve e una mediana di tutto rispetto composta da Jorginho, Marchisio e Verratti, oltre alla costanza di Candreva e all’estro di Insigne.

L’Europeo potrà andare bene o male, così come le convocazioni potranno essere condivisibili o meno: ma parlare adesso di “brusco risveglio” non ha senso, perché non c’è nulla da risvegliare. Sapevamo di avere un gap importante con le squadre più forti d’Europa e la sola buona amichevole disputata con la Spagna non poteva aver risolto tutti i problemi. Così come un brutto passo falso contro i Campioni del Mondo in carica non deve demoralizzare un ambiente che baserà molto, moltissimo sull’entusiasmo che si riuscirà a generare attorno alla nazionale tra giugno e luglio.

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Alessandro Lelli