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La nazionale ucraina e le convocazioni forzate

La discutibile sosta per le amichevoli tra selezioni nazionali durante il week end pasquale ha definitivamente esploso sull’asse russo-ucraina una questione fin troppo spesso manifestata sul piano ideologico ma, formalmente, mai su quello pratico. In Ucraina, a quanto pare, non hanno più intenzione di contare sui loro connazionali che giocano in Russia, ritenuti traditori, più che professionisti. Ad accendere il dibattito è stato il curioso caso occorso ad Aleksandr Zinchenko, 18enne dell’Ufa e prospetto più promettente del calcio ucraino, rispedito in Baschiria nonostante fosse stato regolarmente convocato per le gare di qualificazione all’Europeo dell’Under 21 con Austria e Georgia e per l’amichevole dell’Under 20 con l’Inghilterra, persa poi 2-0. La motivazione ufficiale si rifà a una fantomatica scarsa condizione ma, come afferma Shamil Gazizov, direttore dell’Ufa, fa abbastanza sorridere che un giocatore stabilmente chiamato nella nazionale maggiore non venga preso in considerazione da quella giovanile. Più duro l’addetto stampa del club baschiro, Sergey Tyrtyshnij: “Zinchenko avrebbe potuto diventare russo, ama la sua patria ed è costretto a subire un trattamento del genere. Fare a meno di una delle proprie stelle per presunte questioni politiche e perdere da gente di quinta serie inglese è davvero senza senso.” L’eclettico trequartista dell’Ufa, però, non è l’unico protagonista di questa spiacevole situazione. Sorprende, ad esempio, la mancata convocazione di Evgeny Seleznyov, passato lo scorso inverno dal Dnipro al Kuban Krasnodar e accusato di essere un mercenario (anche se è molto dura che un club con croniche difficoltà finanziari sia riuscito a convincerlo con il denaro) dai suoi connazionali. A tal proposito, il suo ex allenatore Maron Markevich, ha sparato a zero: “Come si fa ad andare a giocare dal nemico? Non meriti di rappresentare il tuo paese se ti comporti così”. Oltre a Zinchenko e Seleznev anche altri ucraini di secondo piano non sono stati chiamati perchè tesserati per società del campionato russo: Bogdan Butko dell’Amkar, Igor Zhurakovskij del Kuban e Andrej Pilyavskij del Rubin Kazan. Il fatto che la politica sia presente nel mondo del calcio è qualcosa di ben noto, ma ha senso, in nome di opinabili questioni patriotiche, bloccare il proprio intero movimento calcistico? Forse, quando sarà il momento di Euro 2016, l’importanza del risultato del campo tornerà a farla da padrone, senza insensati filtri nelle convocazioni.