L’Australia è così grande che, prima del Novecento, era come un paese con all’interno tanti paesi. È considerato da tanti, del resto, un continente. E lo è: non la trovi nella classifica delle isole più vaste del pianeta, e se sposti la questione su un livello storico-sociale si resta sempre sulla stessa falsariga.
Come in tanti altri casi, lo sport non fa eccezione. Manco stavolta: l’Australia era ed è la somma di Nuovo Galles del Sud, Victoria e chi più ne ha più ne metta, soprattutto prima degli aerei e prima che un’identità australiana si affiancasse effettivamente a quelle locali. E a quelle precedenti: europee, isolane del pacifico, asiatiche.
Normalissimo, in questo contesto, che gli sport nazionali fossero tanti; li chiamavano (e chiamano tuttora) tutti football/footy, ma vogliono dire cose diverse; a ovest e a est della Barassi Line: l’ovale del rugby (a 13 e a 15) nella parte orientale, l’Aussie Rules nell’altra.
Forse lo conoscete come football australiano, o forse nemmeno così. Un tempo il campionato si chiamava Victorian Football League – dallo stato di Victoria, sua culla e cuore – e ce lo siamo fatti raccontare da un suo grande fan, fondatore del primo forum italiano dedicato alla disciplina, oltre che collaboratore di Australia Sport: con Alessandro Stuppia abbiamo chiacchierato di società australiana, concezione dello sport, gesti tecnici e atletici fuori dal normale. E di tanto altro ancora.
È semplice, prima ho visto parecchi video su YouTube, uno dopo l’altro. Poi la Grand-Final 2012 tra Hawthorn e Sydney (giocata davanti ai 99,683 del Melbourne Cricket Ground, ndr), bella partita, punto a punto fino alla fine. Poi da lì è nata la passione, coltivata la stagione dopo e da lì è diventata una “malattia”. Più per passatempo che per altro ho aperto prima un forum su ForumFree, però durato poco. Poi nel giugno 2014 la pagina Facebook e le cose si sono evolute (su Twitter @aflitalia). Mi sono unito al progetto Australia Sport, dove mi occupo della sezione AFL.
Un po’ di visibilità in Italia per questo sport solo australiano, in pratica. Com’è che si sviluppa questo sport? Cosa pensi della sua mancata espansione del resto del mondo?
L’Australia è una terra gigantesca, isolata. Per molto tempo è stata praticamente “ignorata”, nonostante le Olimpiadi organizzate. Ma gli australiani stessi e in particolare il mondo del football non è che abbiano fatto tantissimo per farsi notare; basti pensare che solo pochi decenni fa sono arrivate le partite in televisione, nonostante sia uno sport che si pratica dal XIX secolo. La AFL, erede storica della VFL, ha unito la lega dello stato di Victoria con le altre, anche se resta un campionato molto Melbourne-centrico. Normale, con questa storia e con la storia dell’Australia, che di espansione nel resto del mondo si provi a parlare solo ora. Lì è lo sport principe e non solo a Victoria. Anche in Southern Australia e Western Australia, per non parlare dell’isola di Tasmania, tanto che stanno pensando di creare una franchigia.
Tra gli sport giocati all’aperto, è quello che più si avvicina alla pallacanestro. Ha molti tratti in comune col calcio gaelico e infatti ogni anno si gioca l’International Rule Series contro l’Irlanda; poi ci ritrovi le skills di tante discipline diffuse in tutto il mondo: quelle calcistiche ad esempio (quando i giocatori calciano la palla in avanti), del football americano, la palla contesa tipica del basket, per non parlare del rugby. Tutto curiosissimo, visto che parliamo di uno sport nato così tanto tempo fa. Poi ti prende la carica agonistica dei giocatori, i loro gesti tecnici: delle volte mi chiedo come facciano a correre così tanto e a mettercela sempre tutta.
Si tengono dei campionati internazionali?
C’è un campionato in Croazia, l’ho scoperto tramite Twitter. Purtroppo spesso gli eventi internazionali si giocano con nazionali rappresentate da italo-australiani e via dicendo. In Europa (Italia compresa) s’è provato a organizzare campionati ma s’è faticato a trovare continuità. Oltre all’Australia mi viene in mente l’esempio dell’Inghilterra, ma non è facile. L’Irlanda merita un discorso a parte, visto che parte dalla cultura del gaelico.
Irlandesi del gaelico che professionisti non sono, ma che anno dopo anno sfidano gli australiani della AFL in una sorta di disciplina mista. Per dare anche a chi pratica sport diffusi in una sola terra l’opportunità di vestire la maglia della nazionale.
Sì, ogni anno e con varie formule si sono sfidate e si sfidano Irlanda e Australia. Devo dire che gli irlandesi la sentono molto di più, basti vedere come il pubblico di casa canta l’inno nazionale; del resto, non essendo professionisti, per loro è una sfida che intriga. È successo poi che atleti provenienti dal calcio gaelico passassero all’Aussie Rules, per fare il salto tra i pro. La dinamica è la stessa di quanto la NFL “porta via” giocatori alla AFL, offrendo più soldi e visibilità. Per restare nell’ambito degli italo-australiani, con cui da quando collaboro con Australia Sport sono spesso in contatto, mi viene il nome di Saverio Rocca, tredicesimo marcatore nella storia dell’Australian Football ma visto in America con Philadelphia Eagles e Washington Redskins, come punter. Una vera leggenda di Collingwood.
A differenza di rugby league, rugby e A-League, la AFL ha un draft.
È un po’ complicato da spiegare. Non ci sono la NCAA e il sistema di chiamata è un po’ diverso rispetto a quello degli sport USA. Ci sono le academy. Interessante è la cosiddetta Father–son rule (regola del padre-figlio), nata negli anni Quaranta: permette a una squadra di avere priorità nel reclutamento del figlio di una sua ex leggenda. Questa particolare regola ha portato ad avere delle dinastie familiari, concetto molto suggestivo e curioso. È così che Carlton nel 2015 ha preso Jack Silvagni, figlio del grande Stephen.
Simbolo di un’Australia che vive tutti quanti i suoi “codici” del football è certo Israel Folau.
Ha praticato a livello professionistico tutti e tre gli sport con più seguito in Australia. Nasce giocatore di rugby a 13 (esordisce in NRL a soli 17 anni, ndr), più giovane a vestire la maglia dei Kangaroos a 18 anni e 247 contro la Nuova Zelanda, ha giocato per Melbourne Storm e Brisbane Broncos nella National Rugby League. Da lì il passaggio al football australiano, con Greater Western Sydney, squadra frutto di una recente espansione. Come forse (anche) gli appassionati di sport americani sanno, ogni volta che una lega si espande e spuntano nuove franchigie, per queste è difficile avere subito un impatto e di sicuro questo ha un po’ tarpato le ali a Folau nella AFL. Dopo 13 partite con GWS è passato al rugby union (NSW Waratahs), sino a diventare un punto fisso degli Wallabies.
So che ti piacciono le storie di chi passa da uno sport all’altro.
Molto. Un nome che mi viene in mente è Dean Brogan, campione NBL (basket) e nel 2004 sul tetto d’Australia con Port Adelaide…
Ci avviciniamo alla fine dell’intervista, ma non posso non chiederti un’opinione sulla AFL 2016. Cosa ti aspetti?
Mi aspetto uno dei campionato più equilibrato degli ultimi anni, con Hawthorn naturalmente favorita: ha vinto tre volte di fila il titolo e da quattro anni arriva alla Grand-Final. Lo scorso anno contro West Coast non c’è stata proprio storia (107-61), idem nel 2014 con Sydney (73-137), ma adesso la concorrenza è agguerrita. A livello di prime 10, sarà in bilico, per nulla scontato e tutto da vivere. Occhio ferrea concorrenza dietro agli Hawks con Swans, Eagles e Dockers con il dente avvelenato per essere state sconfitte nelle ultime 3 Grand Final, Geelong e Collingwood per un mercato importante in fase di off-season. Da tenere d’occhio North Melbourne, Adelaide, Port Adelaide, Richmond, GWS e Western Bulldogs per la lotta playoff.