La recente partita tra Cile e Argentina mi ha fatto pensare a quanto talento offensivo sia a disposizione del Tata Martino. Ci sono stati dei momenti, sia nel primo che nel secondo tempo, dove Messi ha semplicemente deciso di essere Messi e ha dato il cambio di passo; saltato un uomo, via un altro aprendo spazi per i compagni.
E che compagni: vorrei entrare nella testa di Louis van Gaal, per capire cosa abbia pensato decidendo di privarsi di Ángel Di María. Giocatore postmoderno se ce ne è uno, ed è un’etichetta che il sottoscritto ha applicato, in passato, solo a mister 100 milioni Gareth Bale. Per il modo che i due hanno di andare oltre la classica distinzione tra i ruoli tradizionali del calcio, di creare pericolo già solo con un gesto minimo, o un’idea.
Gli altri? Sergio Agüero, un altro non proprio scarso. Se ne parla sempre troppo poco dalle nostre parti, sarà per un certo pregiudizio tecnico diffuso sulle difese del campionato inglese, o sul mancato salto di qualità – sinora – del Manchester City nelle competizioni continentali. Eppure El Kun, in un certo senso, è la parte SkyBlue di Manchester: 128 gol in poco meno di 200 uscite con la casacca che fu di Tévez, molto più dei 100 in 230 gare ai tempi dell’Atlético Madrid.
E non ho bisogno di parlare di Gonzalo Higuaín, un altro che è la sua squadra di club attuale. Ha qualcosa da farsi perdonare a livello di nazionale, ma proprio per questo a Santiago è entrato in campo col coltello fra i denti.
Tutto questo attorno a sua maestà Lionel Messi, uno che passa per timido in nazionale eppure è il suo secondo miglior marcatore di sempre. Uno che “non ha ancora vinto con l’Argentina, dove non ha il Barcellona alle spalle…” ma ultimamente ci è andato vicinissimo: portata una Germania oggettivamente più forte e completa (da centrocampo in giù) sino al 113′, persa ai rigori la finale di Copa América contro i padroni di casa.
Ai rigori, stessa modalità con l’Italia 10 anni fa diventava campione del mondo per la quarta volta, o con cui Maradona eliminava gli azzurri nel mondiale 1990. A volte il destino è un attimo ed è anche questione di incastri e fortuna.
Ora il 2016, anno ricco di eventi per gli appassionati di calcio internazionale, offre all’Albiceleste l’occasione di rifarsi. Con queste qualificazioni mondiali mai interessanti come oggi; ma soprattutto con la Copa América Centenario, tra gli stadi e il soccer in espansione negli Stati Uniti. In un anno storico a livello politico – nel bene come nel male – un continente (intero, mica solo il Sud!) e due federazioni da conquistare.
E se non bastasse c’è l’Olimpiade, sfida più difficile che in passato visto i migliori fuori quota saranno impegnati in Nord America tra il 3 e il 26 giugno. Ma proprio per questo affascinante, nella sfida ai giovani prodotti di una Bundesliga attentissima a vivai e nuove leve, o al Messico oro a Londra 2012. O al Brasile campione di casa, mai così voglioso di dimenticare il disastro dell’ultima Coppa del Mondo.
Pensiero stupendo, specie se tra i convocati dovesse esserci gente come Mauro Icardi. O nomi simili. Tanto è il talento a disposizione di Martino, tanti gli attaccanti di spessore internazionale che il movimento argentino produce anno dopo anno: ma che ci mettono nell’acqua da quelle parti?