L’addio (prevedibile) di Conte

Il suo arrivo sulla panchina azzurra fu un fulmine a ciel sereno, visto che per allenare la nazionale italiana decise, poco meno di un mese prima, di abbandonare la Juventus che aveva guidato per tre volte consecutive allo scudetto. Sempre in maniera abbastanza improvvisa, nonostante fosse nell’aria già da tempo, è arrivata la comunicazioni ufficiale: Antonio Conte non allenerà più gli azzurri dopo l’Europeo da disputare in Francia. Troppe le divergenze con la federazione e le squadre di club – ricordate gli stage annullati? – troppo pochi invece gli impegni per un allenatore sanguigno come lui, abituato ad allenare la propria formazione tutti i giorni e non soltanto una volta ogni paio di mesi. “Troppo tempo passato in garage” e quella voglia di tornare a calcare il campo d’allenamento quotidianamente: magari a Londra, magari a Stanford Bridge, quella che con ogni probabilità diventerà la sua nuova casa.

Cosa aspettarsi da questi ultimi mesi con la nazionale azzurra? Sicuramente tanto, tantissimo impegno; Conte vuole che i suoi giocatori sputino sangue a ogni allenamento e l’addio programmato, di certo, non cambierà le carte in tavola. Anche perché l’Italia non parte di certo favorita in Francia, nemmeno per quanto riguarda il passaggio del girone da prima della classe, quindi il lavoro duro e l’intensità faranno la differenza tra un buon Europeo e una spedizione disastrosa. Insomma l’ideale sarebbe replicare un percorso simile a quello compiuto quattro anni fa con Prandelli, ma il rischio di una débâcle stile Brasile 2014 è davvero dietro l’angolo.

Per farlo sicuramente Conte punterà ancora sul blocco Juventus: e non solo per motivi tattici, dato che il modulo che verrà impiegato nelle partite ufficiali non è ancora noto nemmeno al Ct stesso probabilmente. Jorginho potrebbe aumentare la qualità del centrocampo ed essere la sorpresa di questa stagione, con Marchisio che verrebbe dirottato davanti alla difesa – come sta facendo egregiamente alla Juventus – e Verratti a fare da mezz’ala di riferimento sul lato opposto. Senza dimenticare che uno come Bonaventura può essere utile anche sulla linea mediana, e non solo in attacco.

L’equivoco è tutto là davanti, perché l’utilizzo di due o tre punte cambia radicalmente anche la natura dei convocati: nel primo caso Insigne ed El Shaarawy verrebbero sacrificati, nel 4-3-3 invece sarebbero imprescindibili insieme a Candreva e Bernardeschi. Da uno come Conte, onestamente, mi sarei aspettato meno confusione a questo punto del mandato, ma già da questa sera contro la Spagna – nonostante le tantissime assenze – si potrà intravedere qualcosa in vista di giugno. Nell’ormai lontano 2006, a questo punto dell’anno, battemmo una corazzata come quella tedesca per 4-0: fu il preludio di un mondiale favoloso, concluso con la magnifica serata di Berlino. Vincere contro la Spagna darebbe un’iniezione di fiducia a un gruppo giovane o comunque poco abituato ai grandi appuntamenti (a eccezione di qualche elemento, Buffon in primis). E per il dopo-Conte? Sono sicuro che molto dipenderà anche dal risultato dell’Europeo, ma in ogni caso mi auguro che non si affidi una panchina prestigiosa come quella azzurra a un tecnico che non ha allenato un solo minuto in Europa.

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Alessandro Lelli