Aggrappati al Pipita? Oggi sì
Ventinove gol in trenta partite di Serie A. Trentuno in trentasette nella sua stagione in maglia Napoli. Ottantaquattro in centoquarantuno da quando è in azzurro, ossia tre stagioni.
Sono i numeri di un fenomeno, i numeri del Pipita Gonzalo Higuaín, che con i suoi gol ieri ha ribaltato la sfida del San Paolo tra Napoli e Genoa e ha regalato tre punti ai partenopei, ancora in scia alla capolista Juventus.
Visti questi numeri, si potrebbe pensare che il Napoli sia Higuaín-dipendente, ma non è così. Il Napoli di Sarri è una squadra che macina gioco, che crea occasioni da rete a ripetizione e il Pipita è solamente il meraviglioso finalizzatore di una squadra costruita per segnare. Non a caso i due giocatori in testa alla particolare classifica di tiri provati verso la porta sono proprio Gonzalo Higuaín e Lorenzo Insigne e, sempre non per una strana casualità, due dei cinque giocatori con più passaggi nella metà campo avversaria sono Jorginho e Hamšík. Segno evidente che il Napoli è una squadra che gioca tanto con la palla e lo fa in fase offesiva, creando tante occasioni per i suoi attaccanti.
I numeri impressionanti di Higuaín di questa stagione potrebbero offuscare il lavoro messo in atto da Sarri e dai suoi collaboratori, ma dobbiamo pensare che — Insigne, Higuaín e Mertens (che però entra sempre a partita in corso) a parte — il Napoli non è una squadra composta da uomini in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica con una giocata singola. La superiorità nella metà campo avversaria, la squadra partenopea se la crea con scambi rapidi palla a terra, triangoli e movimenti senza palla collegati dal filo invisibile dell’idea di gioco del suo allenatore. Il centrocampo è composto da passatori e incursori, così come lo è Callejón, idem per i due terzini Ghoulam e Hysaj. Non ci sono giocatori particolarmente bravi nel dribbling o nella giocata da fermo: il vero fuoriclasse del gioco del Napoli è il movimento senza palla, il continuo staccarsi dalla marcatura e farsi trovare libero di ricevere il passaggio in modo da fornire tre o quattro possibilità di scelta a portatore di palla. Ed è stato ciò che ha portato il Napoli fin lassù, unito — ovviamente — alla splendida stagione di Insigne e, soprattutto, Higuaín, che hanno trovato lampi da campioni in quella tempesta perfetta che è il gioco proposto da Sarri.
Poi, però, quando ci si ritrova in difficoltà contro una difesa schierata, quando la stanchezza inizia a farsi sentire, quando le forze iniziano a mancare, ecco che serve la giocata del singolo, che toglie le castagne dal fuoco e risolve i problemi: il secondo gol di Gonzalo Higuaín di ieri è stato esattamente questo. Un misto di classe, potenza e precisione che ha regalato tre punti al Napoli e ha tenuto in vita il sogno di una città intera. Quando non si riesce ad arrivarci col gioco, servono i campioni. E il Napoli ha il più campione di tutti, almeno in Serie A: Gonzalo el Pipita Higuaín.