Magari impariamo

L’editoriale del nostro Pietro Luigi Borgia sull’imminente inizio del Mondiale 2016 di Formula 1 mi lascia spazio, in questo sabato mattina post coppe, per ragionare su quanto successo – e non successo – a livello continentale.

La realtà è presto descritta, ed esce dai titoli dei nostri principali quotidiani: zero italiane tra le prime 8 di Champions League, idem per l’altra Europa, quella del giovedì.

Una vera tragedia, sportivamente parlando, viene da dire: mai così male dal 2001 e lì l’emorragia era temporanea, come testimoniarono due anni dopo le tre semifinaliste tricolori della Champions 2003.

Ora come ora, pare una crisi vera e propria. Di soldi ma anche di idee; è uno schiaffo, altrove parlerebbero di reality check. Un esito che parla di mancata programmazione, di infrastrutture arretrate; è immagine di un calcio italiano ancorato dietro i soliti stereotipi della superiorità tattica e difensiva, e invece in difficoltà nel confronto soprattutto col movimento spagnolo.

Perché sono gli iberici a sorridere, soprattutto. A partire dai portoghesi: una rappresentante su (Benfica) e l’altra giù (Sporting Braga); con l’ombra di un sorteggio fortunato (ma fino a che punto?), o di un arbitraggio discutibile, sì. Ma ci sono, a differenza nostra. Per non parlare di chi rappresenta la Liga, ormai per distacco il campionato di più alto livello al mondo: è ciò che dicono le coppe e mica solo quest’anno. È il trend ormai di un’epoca, storia attuale e recente.

Insomma 3 spagnole tre le prime 8 dell’ex Coppa Campioni, altrettante in Europa League. Un Barcellona dominatore, campione mondiale, capace nei gironi di bucare 6 volte Szczęsny e la Roma; un Siviglia alla ricerca del terzo sigillo consecutivo. Una superiorità che è tattica ma anche difensiva. Ma lì giocare è facile, ma qua Ronaldo segnerebbe molto meno: certo, come no. Intanto ci lecchiamo le ferite. E loro scrivono storia e record.

Ma non eravamo fenomeni l’anno scorso – con una finalista da un lato e due semifinaliste dall’altro – e non siamo brocchi ora. Siamo solo incasinati, improvvisati, prigionieri di noi stessi. Della nostra superbia, o dei vecchi luoghi comuni sul calcio.

Siamo fuori e ci toccherà guardare le altre, in particolare le spagnole: magari ci serve da lezione.

Magari impariamo.

Magari.

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Matteo Portoghese