ESCLUSIVA MP – Pierucci (DirettaCiclismo.it): “Sagan e Van Avermaet favoriti per la Milano-Sanremo. Cancellara farà bene nelle “classiche”. Aru può essere la sorpresa di stagione”
La stagione ciclistica sta per entrare nel vivo, a partire dalla Milano-Sanremo in programma domani: abbiamo provato a far luce sulla stagione che verrà contattando Matteo Pierucci, Content Manager e responsabile dell’area editoriale del sito direttaciclismo.it, che ha messo a nostra disposizione tutta la sua competenza in materia.
La rottura UCI-ASO cosa crede che comporterà dal 2017 in poi?
“Dopo anni di tentennamenti e rinvii il 2017 dovrebbe essere l’anno della tanto attesa riforma dei calendari. Un riforma ancora avvolta nella nebbia perché fuori dal quartier generale dell’UCI a Ainge nessuno sa di preciso di cosa si tratti. Ovviamente al centro della questione ci sono i soldi, e le parti da accontentare sono tante: Federazione, organizzatori delle corse, corridori, squadre. A loro volta gli organizzatori sono divisi al loro interno: ai nostri microfoni, in occasione della presentazione della Tirreno-Adriatico 2016, il direttore di RCS Sport Mauro Vegni sottolineò come la società organizzatrice di Giro, Sanremo e Lombardia non abbia alcuna intenzione di seguire le orme di ASO, anzi stia intraprendendo la strada opposta puntando a far salire di categoria anche la Strade Bianche. Quella che poteva essere l’occasione per creare una tavola rotonda per provare a far convergere tutte le richieste non è stata sfruttata, e il rischio che tutto resti come prima è alto. ASO, che organizza ben 4 fra Grandi Giri e Classiche Monumento, pretende un ruolo sempre più egemone e al momento le parti sono lontanissime. Recentemente l’UCI si è vantata di avere ben 21 eventi interessati a entrare nel WorldTour, cercando di dimostrare che il carrozzone può proseguire anche senza Tour, Vuelta, Roubaix e Liegi. In realtà non è così, e credo che alla fine un compromesso andrà trovato perché una Grande Boucle di “seconda categoria” obbligherebbe intanto l’ASO stessa a scelte dolorose (ad esempio, solo il 50% dei team invitati potrebbero essere di prima fascia) e renderebbe monco un eventuale campionato d’elité del ciclismo”.
Siamo ai nastri di partenza della Milano-Sanremo: chi vede come principale favorito?
“Anche quest’anno i pretendenti alla Classicissima si sono divisi fra Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza. La prima ci ha offerto un duello stellare fra Sagan e Van Avermaet; il Campione del mondo ne è uscito sconfitto ma lo vedo più adatto del belga alla Sanremo. Alla Parigi-Nizza invece pollice all’insù per Matthews e Bouhanni, mentre non ha brillato Kristoff che comunque, visti i precedenti in Liguria e l’inizio di stagione, rimane il primo favorito. Senza dimenticare Cancellara, che da tanto tempo non vantava una condizione così buona”.
Nel mese di aprile sono in programma le “Classiche del Nord”: quali sono i possibili protagonisti?
“Per Fabian Cancellara si tratta del “sunset boulevard”, a fine stagione appenderà la bici al chiodo e vuole chiudere con il botto: alla Tirreno lo abbiamo visto tirato come ai tempi d’oro ma con la rilassatezza di chi corre per divertirsi: il mio euro lo gioco su Spartacus vincente in una fra Fiandre e Roubaix. Senza Degenkolb infortunato Kristoff si trova senza il proprio alter ego, ma potrebbe essere risucchiato nel duello fra Sagan e Van Avermaet. E attenzione a Niki Terpstra, troppo spesso sottovalutato ma già vincente quest’anno sulle pietre a Le Samyn. Infine un mio pupillo, Tiesj Benoot, uno che a soli 22 anni va forte dalla Roubaix alla Liegi e potrebbe essere la rivelazione di questa Campagna del Nord”.
Riguardo le polemiche sull’annullamento della tappa regina della Tirreno-Adriatico 2016, crede che Vincenzo Nibali cambi i propri programmi saltando il Giro d’Italia 2016?
“Nelle ore immediatamente successive all’annullamento Nibali si è fatto prendere forse un po’ dalla rabbia, ma già il giorno seguente ha fatto delle richieste precise e a mio modo di vedere condivisibili: sapere prima della partenza i “piani B” relativi alle tappe più a rischio. Preparare un Grande Giro per vincerlo richiede dedizione e sacrifici, e il messinese non vuole rischiare di concentrarsi su un Giro mutilato. Le frazioni di Risoul e Sant’Anna di Vinadio, insieme allo splendido carosello dolomitico del Sella Ronda con arrivo a Corvara, prevedono ben 10 salite che superano i 2000 metri di altezza. E’ ben diverso per Nibali partire per un Giro con queste tappe o senza, anche considerando l’eterogeneità dei suoi rivali: un cronoman come Dumoulin, uno scalatore veloce come Valverde, un grimpeur vecchio stampo come Landa. Ma pensiamo anche ai tifosi che attendono con ansia di vedere il Giro, a bordostrada e in TV: perché devono attendere la mattina della corsa per sapere se la tappa si disputerà, e su che strade? Insomma, la richiesta ci sembra legittima: sapere prima le alternative che Vegni dovrebbe avere in mente in caso di condizioni proibitive sui passi. Se il Giro sarà comunque selettivo credo che Nibali venga al Giro, perché dopo due anni di assenza la Corsa Rosa gli manca, ma se queste risposte non arrivassero non mi stupirei di vederlo al Tour con Aru prima del sogno olimpico di Rio”.
E riguardo il Giro, chi crede che possa far bene quest’anno, sempre che partecipi Nibali?
“Se sarà al via di Apeldoorn Nibali sarà il favorito numero 1, anche perché i tre rivali principali sono quotati ma presentano tutti dei punti deboli. Valverde è un campione di valore assoluto, ma è al debutto sulle strade del Giro, una corsa che presenta condizioni peculiari che hanno respinto corridori anche più quotati (pensate a Wiggins nel 2013). Il Dumoulin dell’ultima Vuelta è un uomo da temere, ma quella prestazione per lui rimane un unicum e le salite italiane sono spesso più selettive rispetto a quelle spagnole. Landa è stato forse lo scalatore migliore del 2015 fra Giro e Vuelta, ma correre da spalla alla Astana è diverso dall’essere capitano dello squadrone Sky; inoltre qualche guaio fisico ha ritardato la sua preparazione. Più staccati in partenza i colombiani Uran e Chaves. Insomma, al di là delle tante insidie disseminate lungo il percorso Nibali avrà una grande occasione di bissare la Maglia Rosa del 2013”.
Riguardo il Tour de France, invece, Contador, che ha annunciato il ritiro, riuscirà a spodestare Froome? Nairo Quintana e la Movistar avranno imparato la lezione dello scorso anno?
“All’ultima Parigi-Nizza Contador ha dato un’ulteriore lezione di stile a tutti attaccando a ripetizione nell’ultima tappa. Personalmente fatico però a vederlo davanti a Froome sulle tre settimane, perché gli anni passano per tutti e anche una squadra meno competitiva potrebbe incidere a discapito del Pistolero. Quintana potrebbe aver imparato la lezione troppo tardi: quest’anno infatti la Grande Boucle prevede quella cronometro che lo scorso mancava, e in cui Froome potrebbe rifilargli distacchi abissali. Insomma, per vincere il colombiano dovrà salire non uno ma due gradini. Mi attendo grandi cose da Aru: il sardo non è il più forte, sulla carta forse neppure da podio, ma ha grinta da vendere, una squadra forte e compatta e potrebbe essere a suo agio sulle strade francesi. Insomma, vedo ancora Froome in maglia gialla a Parigi con una bella sfida a tre per il podio, senza dimenticare Tejay Van Garderen (sfortunato nel 2015) e quel Geraint Thomas che sta cercando di emulare le gesta di Sir Wiggins”.
Cosa dobbiamo aspettarci da Olimpiadi e Mondiali? Che tipo di percorsi sono? L’Italia ha possibilità di conquistare il podio?
“Il tracciato dell’Olimpiade è, a detta di tutti, molto duro. Non a caso Cassani ha portato in ricognizione a Rio due scalatori puri come Nibali e Aru. I capitani dell’Italia nella corsa olimpica saranno loro; il piano del nostro CT potrebbe prevedere un attacco del sardo nel penultimo giro e l’affondo dello Squalo nella tornata finale. Non bisogna dimenticarsi che nella prova in linea le varie nazionali potranno schierare fino a un massimo di cinque atleti, una bella differenza rispetto al Mondiale dove le squadre più quotate contano su nove elementi. Tenere la corsa chiusa sarà complicato e mi aspetto alla ribalta corridori come gli spagnoli Contador, Valverde e Rodriguez, i colombiani Uran e Quintana, l’irlandese Martin, l’olandese Dumoulin. Il Mondiale di Doha è decisamente più facile da interpretare: il circuito infatti è completamente piatto. Il vento del Golfo Persico potrebbe creare qualche insidia in gruppo, ma evitare la volata di gruppo sarà quasi impossibile. La squadra di riferimento sarà la Germania di Kittel, Greipel e Degenkolb, l’unico rischio per loro è di avere troppi capitani. Gli altri uomini da temere sono il norvegese Kristoff (specialista del deserto), i francesi Demare e Bouhanni, il britannico Cavendish e il campione uscente Sagan. La nazionale azzurra vanta un ottimo treno fino a 300 metri dall’arrivo: Guarnieri, Sabatini, Bennati, Tosatto Trentin, Oss, Quinziato sono ottimi passisti in grado di impostare al meglio una volata. La scuola italiana in questi anni ha prodotto tanti sprinter, ma senza una punta di diamante: i vari Modolo, Cimolai, Nizzolo, Viviani, Guardini, Mareczko, Bonifazio sono tutti ottimi velocisti, in grado in una buona giornata di centrare il podio, ma che offrono scarse garanzie. Credo che Cassani attenderà settembre-ottobre per valutare la stagione di tutti questi sprinter e ne sceglierà due a cui affidarsi in Qatar basandosi solo sullo stato di forma al momento delle convocazioni”.
Prima Wiggins e Froome, poi Porte e Thomas: questi due talenti cresciuti nel Team Sky possono essere il futuro delle corse a tappe? Chi può essere invece l’erede di Contador?
“L’approccio scientifico del Team Sky alle corse a tappe ha indubbiamente pagato. Wiggins e Froome sono due fuoriclasse usciti dal nulla se valutiamo il loro passato sui Grandi Giri. Il prossimo in rampa di lancio sembra essere Geraint Thomas, due volte campione olimpico su pista che nel 2015 ha spaziato dalle pietre della Roubaix alle vette del Tour. Quest’anno ha impostato tutta la propria stagione sulla Grande Boucle, e non mi stupirei di vederlo galleggiare in alta classifica fino a Parigi. Qualche perplessità in più da parte mia su Richie Porte, che in inverno è passato dalla Sky alla BMC; lo scorso anno il tasmaniano ha fallito clamorosamente l’occasione del Giro, e rischia di rimanere confinato nelle corse di una settimana. Per i tifosi è decisamente più bello da seguire il modo di correre passionale tutto latino della scuola di Contador, a cui affiancherei anche Nibali. L’astro nascente in questo caso è il nostro Fabio Aru, che per grinta, classe e modo di stare in sella avvicino più al Pistolero che non allo Squalo. Credo che il sardo si contenderà con Quintana molti dei prossimi Grandi Giri. Il giovane emergente che più mi incuriosisce è Miguel Angel López, colombiano della Astana classe ’94 che nell’entourage della squadra kazaka descrivono come un ragazzo con la testa sulle spalle ma molto talentuoso”.
Si ringrazia Matteo Pierucci per la disponibilità concessa.