Condannarsi in corner

No, non è un errore. So perfettamente che l’espressione corrente è “salvarsi in corner” ma quanto è capitato ieri sera al Bologna in quel di San Siro fa pensare che il rifugiarsi in calcio d’angolo abbia più che altro condannato i felsinei, invece di salvarli.

L’organizzazione difensiva di Donadoni, infatti, era stata terribilmente efficace quando ha potuto dispiegarsi contro l’attacco interista in campo aperto, tant’è che gli uomini di Mancini hanno sì giocato a una porta sola per ampi tratti di gara ma, allo stesso tempo, non si ricordano particolari miracoli di Mirante, con – forse, perché era probabilmente e comunque destinata al palo – la sola eccezione di una conclusione di Ljajić sulla quale il portiere ex Parma è andato coi pugni. Per il resto tante deviazioni mancate di un soffio a due passi dalla porta (sulla primissima Icardi ha quasi certamente rimediato un infortunio che ne pregiudicherà la presenza nel big match contro la Roma della prossima settimana), diversi tiri finiti a lato, magari anche di poco, belle deviazioni all’ultimo istante dei centrali rossoblù.

Poi, il fattaccio. A meno di 20’ dal termine, il Bologna concede ai padroni di casa l’ennesimo corner della partita (l’Inter chiuderà i conti a quota dodici, non pochi). Dal destro di Brozović, autore di una prestazione non proprio esemplare, esce un bel traversone che D’Ambrosio reindirizza alle spalle di Mirante e su cui si avventa Perišić, dimenticato dai difensori emiliani: 1-0 e partita sbloccata nell’unico modo in cui sembrava possibile che accadesse, cioè da calcio piazzato. Quattro giri di lancette ed ecco che lo stesso D’Ambrosio chiude i conti. Perché spesso accade che, contro un sistema difensivo ben congegnato e funzionante, contro le cosiddette “squadre chiuse”, l’unico modo per spezzare la resistenza avversaria risulta essere lo sfruttamento delle situazioni da palla inattiva, come vengono chiamate oggi. Che, in poche parole, significa quasi sempre buttarla su un piano fisico (le “battaglie” in area che si scatenano ogni volta sui calci d’angolo) e cercare più di approfittare degli errori di concentrazione degli avversari che non creargliene attraverso il gioco: curiosamente due delle caratteristiche abituali dell’Inter di questa stagione.

Tra l’altro, da relativamente poco tempo in qua, il Biscione s’è anche scoperto letale nell’andare a rete grazie ai calci d’angolo: negli ultimi quaranta giorni, infatti, l’Inter ha segnato non meno di sei gol (in sette partite) sugli sviluppi di un corner, a fronte di appena uno in tutto il resto del campionato. Inoltre, la squadra di Mancini non ha mai perso quando è riuscita a segnare grazie a un calcio d’angolo, totalizzando quattro vittorie e un pareggio, per un totale di tredici punti racimolati grazie a questo fondamentale. Viene quasi da chiedersi perché mai Mancini si fosse intestardito nel chiedere ai suoi di battere corti praticamente tutti i calci d’angolo per diversi mesi…

Del resto, ci aveva insegnato l’importanza di quanto i corner fossero importanti – e solo apparentemente situazioni semi-casuali – il Torino dello scorso anno, capace di andare in gol talmente spesso dalla bandierina che a volte sembrava quasi meglio concedergli un rigore che non un calcio d’angolo. Questa stagione gli uomini di Ventura non hanno la stessa efficacia letale dello scorso anno (anche se continuano a essere una minaccia sotto questo aspetto perché sono subito dietro a Inter e Milan tra le squadre che segnano di più da corner) e il testimone è banalmente passato di mano, con entrambe le compagini meneghine ben ansiose di raccoglierlo.

Non è mai chiaro quanto un gol che arriva da un tiro d’angolo sia figlio di schemi provati in allenamento, della disattenzione contingente di un difensore, del caso o del talento nel gioco aereo di chi ne trae beneficio: tutti d’accordo che si tratti di una combinazione di questi fattori ma non si capisce mai quale sia quello centrale, quello preponderante. Di sicuro, da ieri sera, il Bologna sa che una difesa impenetrabile serve a poco se poi, contro una squadra particolarmente on fire in quel tipo di situazione, ti addormenti su calcio d’angolo.

Come dire: a volte, per suicidarsi, penso che ancor più di una spada possa tornare utile una bandierina da corner.

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Giorgio Crico